Esistono parole che condensano in sé una miriade di significati e che sanno rivelarci come dei piccoli simboli preziosi, la via più breve alla comprensione, anche di ciò che in apparenza, può sembrare inesprimibile.
Questo è un piccolo glossario di quelle parole.
Le origini di questa forma narrativa non sono note. La favola nasce presumibilmente presso i ceti sociali più umili che, non avendo modo di esprimere apertamente le proprie credenze, si affidavano a racconti di un mondo parallelo popolato di esseri zoomorfi.
Scritto dall’autore (vissuto nella Cina del Nord nel secolo IV a.C.) da cui deriva il suo nome e considerato da sempre uno dei tre grandi classici della cultura taoista, il libro dello Zhuang-zi (Chuang-tzu) appare come una sequenza di storielle simboliche, apologhi e discussioni. Ma in realtà nasconde fra le sue innumerevoli pieghe altre forme narrative quali trascrizioni di miti e aforismi, silloge di aneddoti memorabili, trattatelli sul governo e la natura, prontuario sciamanico e favole varie.
Il modello favolistico (dunque proveniente forse dall’oriente) giunge in Grecia intorno al VI secolo a.C. grazie all’opera di Esopo, il quale fissa i caratteri propri del genere. In ambito romano, Fedro (probabilmente di origini servili come lo stesso Esopo) si ispira al modello dello scrittore greco e con le sue arguzie stigmatizza il comportamento dei potenti.
Nei secoli successivi la favola, grazie alla semplicità della sua struttura e alla facilità di diffusione del proprio messaggio, pur cambiando le tematiche e adattandosi ai tempi, continuò a esercitare il suo fascino.
Nel secolo XVII in Francia fu lo scrittore Jean de La Fontaine (1621-1695), con le sue Favole in versi a tratteggiare vizi e virtù dell’epoca in cui visse. I fratelli tedeschi Jacob e Wilhelm Grimm, entrambi nati nella seconda metà del Settecento, sono però da considerare i più famosi scrittori di fiabe della cultura europea. Le raccolsero dalla viva voce del popolo, convinti che si trattasse di un bagaglio culturale importante per affermare l’identità di una nazione che stava cercando di realizzare la propria unità politica.
Le fiabe di un altro autore famoso, lo scrittore e poeta danese Hans Christian Andersen (1805 – 1875) hanno invece caratteristiche molto particolari e si discostano dalla tradizione favolistica. Pur ispirandosi al folklore popolare e ai racconti per l’infanzia ascoltati da bambino, Andersen trasformò queste novelle, rielaborandole e creando storie originali di sua invenzione, basate anche su esperienze personali.
Nel Novecento tra gli scrittori italiani che si sono cimentati nel genere vanno annoverati il poeta Trilussa (1871-1950), inventore di numerose favole in versi, e Alberto Moravia, con i racconti favolistici raccolti nelle Storie della preistoria (1982).
Ma fu Gianni Rodari (1920-1980), con le sue Storie ad aver avuto il merito di rinnovare la struttura della favola utilizzando personaggi e linguaggio ispirati alla quotidianità dei tempi moderni, pur mantenendo intatte la freschezza e la semplicità di questo antico genere.
“Per ogni fine c’è un nuovo inizio”.
Tra le favole contemporanee il Piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry (1900-1944) aviatore e scrittore francese, è una delle più celebri, tradotta in più di duecentocinquanta lingue e stampata in oltre 134 milioni di copie in tutto il mondo.
FANTASIA : L’apprendista stregone
A volte un testo musicale ispira una favola: è il caso dell’Apprendista stregone (1897) lo scherzo sinfonico del compositore francese Paul Dukas (ispirato all’omonima ballata di Goethe, il quale a sua volta si era liberamente ispirato ad uno scritto di Luciano di Samosata) che venne utilizzato nel film Fantasia (1940) di Walt Disney. In questa celeberrima animazione, il maldestro apprendista è interpretato da Topolino.
Mendelssohn: Die schöne Melusine Overture, Op. 32, MWV P12
La passione di letterati e musicisti per le favole e le fiabe si diffonde a partire dall’Ottocento, su ispirazione di quegli ideali romantici tra cui la riscoperta delle tradizioni popolari.
Nel 1834 il tedesco Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809 – 1847) scrive un’ouverture dal titolo La fiaba della bella Melusina ispirata a un dramma di Franz Grillparzer. Melusina creatura fantastica, punita dalla madre Pressina con un incantesimo, muterà tutti i sabato il suo aspetto dall’ombelico in giù, in un serpente, e se un giorno troverà un uomo che vorrà sposarla egli dovrà promettere necessariamente di non guardarla mai in quel giorno.