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uaderni de La Scaletta

Claes Oldenburg: “Ponte-cucchiaio e ciliegia”, 1988. Scultura in acciaio e alluminio, Minneapolis Sculpture Garden

Numero 9 - 2023

Rubriche

“Le cose più importanti nella vita delle persone sono i loro sogni e le loro speranze, ciò che hanno realizzato e pure quello che hanno perduto”
ll processo Scotellaro: una preziosa scoperta
Raffaello De Ruggieri
“I nostri sguardi, le nostre parole, restano il confine che di continuo cambia tra le cose andate e quelle che vengono”
Cosa è stata Matera per me
Michele Fumagallo
“L’arte che si sottrae al flusso perenne per divenire forma, è ciò che opponiamo alle tentazioni del caos”
Il cielo stellato, orizzonte tecnologico contemporaneo
Caterina Erica Shanta
“Consegnare il giorno di oggi a quello di domani custodendo la memoria delle tempeste”
Lezioni di immortalità
Flaminia Cruciani
“In essa è serbata ogni essenza e profumo, il sentore di canto e dolore, di vita e d’amore”
La Ciliegia
“Un paese è una frase senza confini”
Poesie da spiaggia
Biagio Russo
“Ovunque ci sono stelle e azzurre profondità”
La dea della fortuna
Laura Salvinelli
“Come un’esistenza tutta di madreperla che solamente di luce si nutra, ed eterna duri”
La poesia è il mondo.
Cristina Acucella
“Il tempo si misura in parole, in quelle che si dicono e in quelle che non si dicono”
Rainer Maria Rilke
“Vento e terra dialogano in silenzio di incontri e di promesse”
La fortuna del genio musicale tra espressione artistica e slancio imprenditoriale
Martina Lorusso
“Non esiste il presente, tutti i percorsi sono memorie o domande”
Il concetto di Fortuna
Gian Paolo Barbieri
“La verità è spesso più vicina al silenzio che al rumore”
Riflessioni su Matera
Marina Ceravolo
“Il ricordo talvolta riporta ai sensi il nome di ogni cosa…”
La fortuna è una spericolata promessa all’ignoto
Niccolò Agliardi
“Ogni essere genera mondi brevi che fuggono verso la libera prigione dell’universo”
Creatività: Conta la Fortuna, le Fortune, o la Civita?
Donato Masciandaro
“Come la luce con il vetro, lo spazio sfuma l’orlo delle forme”
StorageMilano, un contenitore di invenzioni e contaminazione
Marco Donati
“Perchè gli uomini creano opere d’arte? Per averle a disposizione quando la natura spegne loro la luce”
Arnold Bocklin
Edoardo Delle Donne
“Ancora sui rami del futuro, la speranza crede al fiore che avvampa”
La religione nelle grandi trasformazioni sociali: il caso dell’Induismo
Nicolò Addario
“La memoria è più di un sussurro della polvere…”
Fati bradanici. Destini basentani
Nicola C. Salerno
“La poesia in quanto tale è elemento costitutivo della natura umana”
Il padre ritrovato: la Fortuna di Dante tra esaltazione ed oblio
Fjodor Montemurro
“La parola è un luogo, lo spazio che occupa nella realtà per stare al mondo”
Sorte morale: quando il giudizio su ciò che facciamo diviene incerto
Luciano Fasano
“Ogni forma di cultura viene arricchita dalle differenze, attraverso il tempo, attraverso la storia che si racconta”
Il sistema penale di un Paese, è l’indice della sua civiltà
Tito Lucrezio Rizzo
“Dai giovani rami protesi nel tempo ricaviamo il vero fondamento.…”
Il Mito è deposto. Parola di influencer!
Antonio Giovanni Scotellaro
“Immaginazione e connessione hanno reso l’uomo un essere speciale”
L’arte di vivere nell’incertezza
Cristofaro Capuano
“Le parole non sono la fine del pensiero, ma l’inizio di esso”
“Sono le note, come uccelli che si sfiorano, che si inseguono salendo sempre più in alto, sino all’estasi…”
Carmina Burana

“Troveremo sempre risposte parziali che ci lasceranno insoddisfatti e allora continueremo a cercare”

di Edoardo Delle Donne

Il carattere è il destino
“Il carattere è il destino” affermava Eraclito di Efeso. Ma da dove origina il destino, il fato o la sorte ? Probabilmente in quell’istante della vita pronta a richiudersi su se stessa come è richiusa una gemma, protetta da un’armatura di farfalle. Dove perdersi è un ritrovarsi, e dove l’attesa, il vuoto di significato, spesso precedono l’apparizione miracolosa di un senso. A noi non resta che  riconoscerlo, dare l’assenso, caricandoci delle nostre responsabilità uniche e individuanti, al fine di portarci oltre e altrove. Per vedere le stelle è necessario dimenticare le costellazioni… Il movimento di elevazione a cui porta la conoscenza necessita, per darsi pienamente, del supporto di altre ascensioni come ad esempio il “sogno”, che conduce allo scavo nel buio della nostra psiche e fa da contrasto alla memoria, atto introspettivo seppur evidente, luminoso. L’insieme di queste azioni porta a comprendere la caducità dell’uomo e l’impossibilità di rallentare o modificare in qualsiasi modo l’eterno divenire del mondo. L’infinito è un fiore d’inaccessibile cristallo, il fato, la sorte o la fortuna, sono le voci di un vento errante a cui offrire il cuore.

Al tempo resiste solo quel che si fa col tempo.

Antoni Gaudì (il massimo esponente del modernismo architettonico catalano) da bambino fu spesso costretto a lunghi periodi in casa per malattia. Il suo svago in quei giorni di solitudine era la contemplazione del giardino di casa: galleggiando sulle onde di foglie verde pallido e tra i petali profumati, immaginando d’ essere accerchiato dal cielo, non avrebbe dimenticato mai più l’eterna lezione di bellezza della natura, riproponendola poi in tutte le sue incredibili fantasie architettoniche (come ad esempio il bosco di luce all’interno della Sagrada Familia di Barcellona). Per ricondurre allo splendore, l’artista deve rovesciare i valori costituiti, deve fare del caos che lo circonda il suo ordine, deve seminare fermento e discordia, così che, per uno slancio emotivo, ogni ombra vitale (diversa dalle ombre degli oggetti naturali, perché il tempo umano vi si è accumulato come polvere mai spazzata) possa essere restituita alla vita. Gli artisti non hanno doveri precostituiti, l’apologia del caos equivale all’elogio dell’ordine. L’arte consente di muoversi nello spazio, riportare al cuore e alla coscienza eventi un tempo incomprensibili e, partendo da questo rinnovamento, attribuire loro nuovi significati, trovare bellezza là dove forse non la scorgevamo, ricreare la bellezza, l’umanità. Essa parte da un’esigenza primaria dell’essere umano, trasversale alle culture e ai periodi storici; se l’obiettivo dell’ arte deve essere rendere visibile ciò che non lo è, ecco dunque che l’esito naturale e finale non può che essere andare oltre l’uomo. Sbarazzarsi dell’uomo come di una corteccia e proseguire, seguire quel flusso millenario ma con la peculiarità che, dinnanzi al paradigma della globalizzazione, l’arte si presenti come un luogo di resistenza, resistenza dinnanzi alla dittatura dell’utilitarismo, del mercantilismo. Uno spazio dove insediare l’essere umano nella sua vulnerabilità e anche nella sua potenza. Se autentica e non banale, l’arte si situa sempre nel territorio della ulteriore possibilità, è come una seconda chance rispetto alla realtà. Non si accontenta. Non ha pace (nel tentare di comprimere gli opposti, di sedare gli eccessi, di dare logica all’impossibile), vuole esistere contro le norme statuite. Vuole evadere dalle sensazioni prevedibili e diventare una galassia parallela. Se non fosse così, mai avremmo potuto ammirare le opere di Benvenuto Cellini o Jackson Pollock, leggere Jane Austen o Louis Ferdinand Celine, ascoltare la voce graffiante di Amy Jade Winehouse. Alla fine di tutto, conta solo il segreto più grande: l’anima che torna e che ci rende nascenti, non più mortali. Per sempre.

Da ogni lato sale la notte

Non è esatto dire: cala la notte, si dovrebbe invece dire : sale la notte, perché è dalla terra che giunge l’oscurità. Ai piedi del bosco era già notte, in cima era ancora giorno… Il fisico tedesco Werner Karl Heisenberg (uno dei principali artefici della meccanica quantistica) dimostrò matematicamente che l’osservazione ravvicinata disperde e annuvola gli elementi, spazientisce il senso profondo che anima le cose, inducendole a opacizzarsi. La scienza consegue i suoi traguardi, ma vi sono confini oltre i quali il territorio è inesplorato, inesplorabile. L’uomo analitico divora sé stesso e sposta sempre più avanti una torcia che non illumina, se non quella mezza luna di cammino rischiarato che lo asseconda, non rivelandogli null’altro. Nell’apparente confusione del nostro misterioso mondo, gli individui sono così opportunamente adattati a un sistema, e i sistemi adeguati uno all’altro e a un tutto, che mettersi in disparte per un attimo ci espone alla temibile eventualità di perdere il nostro posto per sempre. Eppure Friedrich Hegel (1770-1831) un tempo non troppo lontano, aveva sostenuto che lo spirito doveva frammentarsi e concretarsi nella realtà per farsi consapevolezza che via via si riconosce. La sua Fenomenologia andava per asserzioni e negazioni, verso un assoluto che è risultato, pienezza in movimento, che integra e include ogni contraddizione. E dimora dello Spirito in questo lungo processo, era la coscienza dell’uomo, che può arrivare a comprendere ontologicamente il mondo e sé stesso attraverso stadi progressivi di concettualizzazione, in cui l’ideazione non può che far perno sul linguaggio. E nella sfera della contemplazione sovrasensibile, il mondo spirituale, l’invisibile, non era da qualche parte lontano da noi ma attorno a noi.

Tutto ciò che nella vita accettiamo veramente subisce un cambiamento.

Se solo potessimo cadere come i fiori di ciliegio in primavera così puri, così luminosi” (Okabe, pilota kamikaze pattuglia Shinpu). Il caso è la scintilla, il destino è la fiamma. Scienza, filosofia, psicologia, umanesimo sono, dopo tutto, solo bagliori di candela di fronte al fato (alla sorte, al destino o alla volubile fortuna) con le sue infinite riserve di stranezza, terrore e sublimità. C’è un tempo che ci supera sempre, e l’esistenza ci appartiene solo per una breve prova, come una veloce mano di smalto data al vento.

Chi Siamo