È la prima volta che mi viene richiesto di scrivere qualcosa sulla Fortuna. La Fortuna, un elemento che è nella vita di tutti ma che a seconda di come la si guarda può assumere forme diverse. L’ho sempre guardata cercando di pormi al timone della sua barca.
Il concetto di Fortuna che posiziona l’uomo al centro del mondo, ha permesso lui di proteggersi dai colpi della sorte attraverso il dominio razionale sulle passioni e il distacco dalle cose terrene.
Ho sempre cercato di guardarla in faccia, senza nessun intermediario, sfruttando il virtuoso connubio tra buoni costumi, moderazione e capacità professionali, cercando di resistere alle imprevedibili avversità della sorte. In modo strategico vedo l’uomo farsi scudo con la Fortuna per fronteggiare le illusioni della vita terrena che lo circonda.
La Fortuna diventa quindi la realtà in cui l’uomo è immerso: essa perde così definitivamente ogni carattere trascendentale per incarnare “lo spirito del tempo” da affrontare, a seconda del suo costante divenire, con razionalità, previdenza, astuzia e coraggio. È un concepire la Fortuna come uno spazio con margini di intervento, ampi luoghi in cui agire, adoperarsi per governare la realtà attraverso la ragione, sentendosi arbitro del proprio destino.
Se ve lo state chiedendo, sì, mi sento molto vicino al pensiero machiavelliano.