Esistono parole che condensano in sé una miriade di significati e che sanno rivelarci come dei piccoli simboli preziosi, la via più breve alla comprensione, anche di ciò che in apparenza, può sembrare inesprimibile.
Questo è un piccolo glossario di quelle parole.
Canone
Canone(dal lat. canon -ŏnis, gr. kanṓn -ónos “regolo”, poi “norma”). Criterio, modello, norma, paradigma, regola, precetto.
Principio fondamentale, regola esemplare e universalmente valida a cui ci si riferisce specificatamente in relazione a un’arte: canoni letterari, artistici, musicali. Complesso degli scritti sacri considerati come regola di fede. Prestazione pattuita, in denaro o in derrate, dovuta per un bene goduto in affitto o in locazione.
Il Canone di Policleto
“Caratteristica sua è di aver inventato che le statue insistessero su di una sola gamba.” (Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, XXXIV, 56)
Il Doriforo, frutto di rigorosi calcoli matematici e geometrici, è l’armonico risultato del Canone di Policleto (in greco antico: Πολύκλειτος, Polýkleitos; Argo, V secolo a.C. – …).
Basato sullo studio dei rapporti che intercorrono tra le diverse parti del corpo umano, è rappresentato in piedi e pare avanzare lentamente in avanti. Il braccio sinistro è disteso lungo il corpo mentre il braccio destro è sollevato verso la spalla. Con la mano stringe una lancia. La gamba destra sostiene il peso del corpo, quella sinistra, invece, è piegata all’indietro. Il suo volto, infine, è girato leggermente verso sinistra. Il principio estetico basato sulle sue proporzioni e la sua struttura compositiva influenzò gli artisti successivi sino al Rinascimento.
Il modello a cui le fonti si riferiscono come “Canone” è stato riconosciuto in una copia rinvenuta nella “palestra sannitica” di Pompei, collocabile tra la fine del II e l’inizio del I sec. a.C., e oggi conservata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Il Canone di Pachelbel
Noto anche come Canone e giga in re maggiore o Canone per tre violini e basso continuo, la melodia del Canone del compositore e musicista tedesco Johann Pachelbel (Norimberga 1653 – ivi 1706) è sviluppata a canone, appunto, per tre violini che si alternano nelle imitazioni e il violoncello rimane su un basso di otto note che si ripetono per 28 volte, ossia per tutta la durata del brano. Come si può notare nel titolo della composizione è citata anche una “Giga”, forma musicale a tempo di danza, solitamente in 6/8 di cui però sembra quasi non essercene più traccia in quanto quasi più nessuno la esegue.
La popolarità del brano è tutta sulle spalle del Canone in Re o Canon in D.