Quello che rende l’uomo consapevole del suo essere “vitale” è la capacità di proiettare nel tempo il suo agire, di immaginarsi in uno spazio e in un tempo futuro per realizzare i propri desideri. Agire nell’immediato per provare a modellare la realtà in divenire. La capacità di pensare ciò che ancora non c’è, se da un lato rappresenta il propellente della nostra evoluzione, dall’altro ha generato enormi quesiti esistenziali cui l’uomo non ha mai saputo dare una risposta esaustiva. Quale senso dare al nostro divenire? Quale conoscenza si nasconde dietro la ciclica perfezione della natura? Come affrontare l’imponderabilità del futuro? Senso, conoscenza e imponderabilità. Faticoso rispondere.
L’inquietudine generata dalla “non risposta” ha spinto l’uomo nella costruzione di canoni e modelli interpretativi della realtà nel tentativo di sopperire all’assenza di qualsivoglia interpretazione.
In altri termini:
- se non riesco a dare un senso alla mia vita, meglio adottare modelli e regole di comportamento condivisi, semplici surrogati che mi facciano sentire appagato, donandomi l’illusione che quel senso sia vivo dentro di me (organizzazione sociale, classi sociali, ruoli aziendali, stili di vita etc..),
- se non riesco a comprendere la genesi di una perfetta ciclicità della natura, meglio indagare le leggi con modelli conoscitivi condivisi (metodo scientifico),
- se non riesco a governare l’incerto futuro, meglio ridurre ai minimi termini le dimensioni spazio-temporali e rendere il futuro “presente” e la gratificazione attesa “immediata” (tutto e subito, consumo compulsivo di ogni sorta di desiderio, progetto o aspirazione).
Canoni estetici, artistici, architettonici, letterali, sociali, scientifici, riempiono la nostra vita e indirizzano i nostri gusti e le nostre scelte su ciò che sia bello o brutto, giusto o sbagliato, accettabile o detestabile. Canoni antichi e moderni che si fondono e si trasformano in una continua riproposizione di principi e valori a cui aderire se si vuole appartenere di diritto a quella particolare civiltà, in quel particolare momento storico, dando senso alla propria vita solo in ragione di una discutibile appartenenza, evitando, in tal modo, un reale appagamento del proprio essere. Il rifugiarsi in modelli o regole strumentali per la conquista o la dimostrazione della verità è l’espediente che l’uomo ha adottato per allontanarsi dalla sua più grande inquietudine: l’incertezza.
L’incertezza come conseguenza dell’impossibilità di conoscere il futuro, dell’umano limite, nel comprendere appieno la realtà circostante, della consapevolezza che c’è un confine invalicabile oltre il quale l’uomo non riesce a oltrepassare: dare senso compiuto al proprio vivere, definire qual è il fine ultimo della nostra esistenza.
Questo stato sospeso in cui non comprendiamo il perché del nostro vivere e del come riuscire a scrutare un futuro certo, prevedibile e realizzabile, crea inquietudine e sofferenza d’animo.
Per ovviare a ciò l’uomo post-moderno, figlio di quella società liquida, preconizzata da Bauman nel 2002, è riuscito, grazie alla rivoluzione digitale, ad alterare la percezione del tempo e dello spazio rendendoli indefiniti e non più misurabili.
Siamo in ogni tempo, in ogni luogo. Il futuro è abolito, il tempo ha perso il suo scorrere, tutto è possibile nell’immediato, così come lo spazio non è più una distanza necessaria da percorrere. Non c’è più inquietudine nell’affrontare il futuro perché il futuro non c’è, spazzato via da un click di mouse, o un “tap” sul cellulare.
Alterazioni del nuovo mondo digitale, capace di gratificarci all’istante, qualsiasi cosa desideriamo è resa disponibile in un click. Nessuna attesa, nessuna distanza. Il consumo, il lavoro, la comunicazione, le esperienze di vita si generano in pochi secondi, pochi minuti, al massimo ore. La gratificazione istantanea ci inebria di un fallace appagamento e nello stesso tempo ci solleva dal peso inquietante di dover pensare al nostro divenire nel tempo codificando quale debba essere lo scopo profondo della nostra esistenza.
Eliminazione dello spazio e del tempo. Ecco il nuovo canone.
Nascondiamo la nostra inquietudine dietro al dito indice, quello che pigia sul mouse o “tappa” sullo schermo e tutto scivola via, liquido.
Siamo diventati incapaci di realizzare i nostri sogni lungo la curva del tempo, preferiamo abbassare la testa e ammirare la punta dei piedi perché è fin lì che ci sentiamo sicuri, protetti da una goduria istantanea figlia del “one click”.
Lo spazio-tempo, però, ha sempre rappresentato una dimensione formativa fondamentale per l’essere umano. Attraversare lo spazio, vivere nello scorrere del tempo, non generano solo esperienze belle o brutte che siano, ma si configurano come strumento di apprendimento. L’esperienza così vissuta si fa conoscenza, diventa crescita, nutrimento per la nostra anima e in tal modo il tempo navigato riconquista la sua dignità e il suo senso. Oggi, al contrario, il nostro vivere si appiattisce sempre più sull’eliminazione dell’attesa, sul godere di tutto subito, sul non saper desiderare. L’incertezza del futuro è stata eliminata con la certezza di un godimento immediato, nella logica del tutto è a mia disposizione, senza limiti spaziali né temporali.
Ma se il superamento dell’incertezza passa attraverso l’eliminazione del futuro, diventa naturale assecondare quella percezione nichilista di un avvenire non più degno di essere scrutato, indagato, vissuto e conquistato nonostante le sue imprevedibilità.
In altre parole, per evitare lo sforzo doloroso di guardarsi dentro si sceglie di non affrontare l’incertezza nel suo divenire e nelle sue diverse forme così come la vita ci pone innanzi.
In questa ridefinizione dei modelli comportamentali un ruolo importante lo ha svolto il denaro, trasformatosi da strumento di pianificazione per obiettivi di vita futuri a mezzo per appagare ogni piacere nell’immediato.
Il risparmio accumulato non viene più concepito come primo tassello di un processo di investimento da protrarre in un tempo medio lungo, ma semplicemente come deposito da accantonare sul conto corrente, o nel sempre verde materasso, per poterlo utilizzare nell’immediatezza di una gratificazione (istantanea) da conquistare.
Il risparmiatore post-moderno fa del denaro il passe-partout per aderire al nuovo canone sociale. Tutto e subito lo si può ottenere solo se hai disponibilità di denaro, e se ciò manca? Nessun problema! C’è sempre la possibilità di indebitarsi. Inganno finanziario che ruba dal tuo futuro per gratificarti oggi. Il denaro preso a prestito per consumare, diventa un importante strumento funzionale al nuovo modello spazio-temporale.
Non hai denaro?
Te lo prestiamo noi.
Come?
Rubandolo da quel futuro a cui tu hai rinunciato.
Oggi sarai gratificato, domani pagherai con il tuo lavoro quello che oggi hai consumato, ma non pensarci… tanto il futuro non esiste.
Ecco allora che, per molte persone, la rinuncia a vivere nella corretta dimensione spazio-temporale e gli effetti finanziari connessi (assenza di investimenti e continuo indebitamento) si sono trasformati nella certezza di un futuro in declino. Nella volontà indotta di rinunciare a conoscere sé stessi per dare un senso al proprio vivere, si assegna al futuro un declino inarrestabile generato da modelli e comportamenti assuefatti al nuovo canone sociale senza tempo né spazio.
Comportamenti di consumo compulsivo che generano l’illusione di poter essere appagati in ogni istante senza alcuno sforzo né costo particolare, pura velleità.
E allora, cosa fare?
Dare risposte.
Ritrovare noi stessi nelle nostre inquietudini, accettare l’incertezza quale strumento per dare senso al nostro vivere, dare corpo al nostro futuro senza più rifugiarci nel “tutto subito”.