Guido Reni: “Atalanta e Ippomene”, 1620-1625. Olio su tela. Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte
Gentili lettrici e gentili lettori,
il nuovo anno si apre con un’importante novità per la nostra rivista: un sito interamente dedicato ai Quaderni!
Un passaggio naturale ma altrettanto doveroso vista l’importanza che hanno assunto in questi ormai quasi tre anni di vita i Quaderni de La Scaletta, e le firme sempre più prestigiose che si sono man mano aggiunte al nostro progetto editoriale.
In questo numero di Gennaio a fare da filo conduttore tra le diverse rubriche è la parola canone, che scopriremo avere diverse declinazioni alcune delle quali davvero originali e sorprendenti.
Nuovi autorevoli autori con i loro testi hanno arricchito le nostre pagine e tra questi non posso non citare il Professor Sergio Fabbrini illustre docente della Luiss di Roma, Mario Rodriguez noto consulente politico e Laura Delli Colli autrice del libro Monica. Vita di una donna irripetibile!. Gli altri lascio a voi scoprirli.
Molto interessante tra le altre, è la nuova rubrica MerzBau, dedicata al rapporto tra le arti visive e la musica, curata da questo numero da Antonio Giovanni Scotellaro (vi ricorda nulla questo nome?), art director e designer.
Come sempre, non mi resta che augurarvi buona lettura e rivolgervi
i miei migliori auguri di un felice 2023!
Paolo Emilio Stasi
(Presidente del Circolo La Scaletta e Responsabile dei Quaderni)
“Troveremo sempre risposte parziali che ci lasceranno insoddisfatti e allora continueremo a cercare”
di Edoardo Delle Donne
Essere fedeli alla vita per essere fedeli all’arte
L’uomo nasce ribelle. Nessun limite è interno all’essere, nessuna ambizione rifiuta se stessa. Il reazionario non è il sognatore nostalgico di passati aboliti, ma il cacciatore di ombre sacre sulle colline eterne. Solo comprendendo il valore del simbolo, del segno, non ci sfuggirà la virtù della figura, l’ostensione della forma e il suo rispecchiamento. Non c’è grande arte senza tensione, una tensione da trattenere sino all’ultimo momento. L’arte greca ci ha insegnato che non ci sono superfici veramente belle senza terribili profondità. Il pittore e musicista svizzero Paul Klee affermava che per ottenere un’armonia vitale il quadro deve essere costruito di parti di per sé incomplete che vengono messe in armonia all’ultimo tocco. L’arte vera e profonda, la sapienza vera e profonda sono la più concreta azione politica possibile perché, alla maniera di quel che dicevano Platone e Aristotele e come ben sapevano i Pitagorici (ma anche Cristo e Buddha), la vera politiké téchne è l’arte di creare interiorità illuminate e dunque cittadini illuminati, gli unici capaci di assumere la direzione della pólis con la giusta responsabilità e capacità di non lasciarsi dominare dai demoni dell’ignoranza, dell’avidità e della prevaricazione, e esercitare il potere in maniera consapevole e solidale. Per essere liberi dobbiamo coltivare la diversità. Capovolgere la diversità in valore: ecco la vera rivoluzione. Solo se assegni un ruolo a qualcosa, puoi scegliere di rifiutarlo. La rivoluzione estetica si fa rispondendo a un fatto concreto.La rosa che non credeva più nel vento
Diodoro Siculo[2] narra che i due fratelli Telecle e Teodoro di Sarno, ciascuno separatamente, lavorassero ad una metà di un’immagine sacra (una statua lignea di Apollo Pizio per i Samii) e quando le due metà vennero infine messe insieme esse combaciavano perfettamente. I due fratelli, così spiegava Diodoro, erano stati capaci di compiere tale straordinaria impresa, in virtù della loro profonda conoscenza della teoria egizia delle proporzioni che, a differenza di quella greca, non si basava sulla percezione visiva. L’eternità nella sua interezza è sempre stata, e sarà sempre. È assolutamente presente, sempre. Dobbiamo allora ricordare che, per la tradizione retorica e quella materialista (Democrito e Protagora erano entrambi di Abdera…), il testo è un complesso di lettere, così come il mondo è un composto d’atomi, soprattutto oggi che la vita è scritta come molteplicità di frasi fatte con l’alfabeto della genetica. I cambiamenti scientifici e tecnologici hanno prodotto un balzo in avanti cruciale. È impossibile comprendere pienamente un mondo che sta volgendo innanzi ai nostri occhi verso una nuova forma di civiltà e di canone umano, a una velocità irrefrenabile. Un mondo in cui la iper-sofisticazione tecnologica coesiste con i rifugiati, la droga, la fame, la povertà e le violenze estreme, in cui la società di un materialismo strettamente finalizzato, tenta l’annullamento della creatura senziente illudendola di poter esprimere ed esperire tutto, mantenendola in perenne distrazione, in frastornata orizzontalità. Un intreccio ormai difficile da afferrare. Tutto il male in questa vita deriva da un difetto di attenzione a ciò che essa ha di debole e di effimero. Esso non ha altra causa se non la nostra noncuranza e il bene può nascere di conseguenza soltanto da una resistenza al sonnambulismo dello spirito, discendendo con coraggio fin dentro il proprio cuore. Frammentario o meno, è necessario allora continuare a credere nel valore salvifico dell’arte. Di fronte a questo mondo che ci travolge come uno tsunami, all’improvviso un film o un libro che ci parla di una piccola avventura umana, ci commuove ancora. E forse torneremo a ripensare al saggio Lev Nikolàevič Tolstòj: «Racconta il tuo borgo e sarai universale. Racconta una storia minima, un frammento del mondo e magari parlerai a qualcuno».Ciò che la memoria ha amato è già diventato eterno
Alcuni fisici, tra cui Stephen Hawking e, ancor più recentemente, Amit Goswami, hanno immaginato l’istante in cui tutto si è generato come il precipitare di una funzione d’onda, di una ipotesi quantica, per osservazione. Lo sguardo di una sconfinata coscienza anteriore precipita e collassa l’asserzione ondulatoria rendendola materia, affidandola al tempo. Quella rete della vita che compone un unico grande organismo molteplice e sintonico, dove balena, anche nei più crudi assunti scientifici, il volto spirituale del creato. Magari un domani, troveremo ancora rifugio nella realtà vera. Un giorno, il pittore Katsushika Hokusai (葛飾 北斎; Edo, ottobre 1760 – Edo,[3] 10 maggio 1849) disegnò le anse di un grande fiume, poi intinse le zampe del suo gallo nel rosso-arancione e lasciò che vi passasse sopra, evocando così, nel suo disegno, il famoso fiume Tatsuta in autunno, con le grandi foglie di acero galleggianti sul corso d’acqua. Tutta l’arte in fondo, pulsa di rivelazioni e sottili trasparenze.Edizione 8-2023
I Quaderni de La Scaletta sono una pubblicazione on line trimestrale (divisa in rubriche tematiche), dedicata alla storia del Circolo Culturale La Scaletta di Matera (http://www.lascaletta.net/), alle vicende del mondo dell’arte e della cultura in generale (ma con incursioni anche in ambiti diversi come ad esempio la finanza, la storia, l’economia), e a Matera naturalmente, città sospesa sul vuoto dei secoli, dove il nuovo passa e l’eterno resta.
Un progetto a più dimensioni in cui si intrecciano memoria e realtà, disegnando con maestria una scena virtuale che ora è presente ora è ricordo, come un raffinato gioco di incastri dal quale alla fine ad emergere è proprio il profilo di Matera, sul cui sfondo passato e futuro si abbracciano in una danza di pietra.
Dalle pagine dei Quaderni vogliamo offrire a cittadini e viaggiatori un racconto della nostra storia e della nostra città, che si mostri sempre nuovo perché nuovi e diversi sono gli sguardi di coloro che la raccontano.
Fedele a questa idea la rivista è dunque divisa in rubriche: Memorie per esempio, dedicata più nello specifico alle storie de La Scaletta, mentre Lo Sguardo degli altri raccoglie i contributi di importanti personalità non materane che raccontano una loro personale immagine, un’idea, una suggestione della città vista da fuori, da lontano. La Città futura è invece riservata ai protagonisti de La Scaletta Giovani e alla loro visione della città rivolta al futuro. E non mancano diversi angoli visuali: la rubrica Digital storytelling, dedicata ai nuovi linguaggi multimediali, Money influence con interessanti riflessioni sul mondo della Finanza, e ancora Dietro le quinte dove scoprire i segreti degli artisti e dei loro processi creativi e tante altre tutte da scoprire.
Un viaggio a tutto tondo insomma, fatto di memorie e riflessioni dell’oggi, nuovi sguardi e pensieri futuri, voci di dentro e voci di fuori, che dai vicoli suggestivi della città di pietra ci porta alle strade del mondo, e dalle strade del mondo di nuovo alla pietra, custode fedele del passato e vessillo del futuro.
I Quaderni sono un progetto del Circolo culturale La Scaletta
Responsabile: Francesco Di Pede
Ideatore e Curatore: Edoardo Delle Donne
Digital & Social Media: Gabriella Sarra
Design e sviluppo del sito a cura di Giuseppe Vizziello
Il logo dei Quaderni è stato ideato da Francesco Mitarotonda