“Breviario delle Indie” ( Wojtek Edizioni, 2024 ) di Emanuele Canzaniello, è un libro narrativo non-fiction sul secolo del primo contatto tra Europa e Americhe. Di seguito
un’ introduzione all’opera letteraria dello stesso autore.
Il Breviario delle Indie accetta e assume in sé tutto quello che esiste e può esistere, è la grande mappa del viaggio, l’annotazione precisa delle tappe delle grandi esplorazioni in racconti fulminei, saggi condensati, citazioni, sui fatti, le teorie, il sangue e le meraviglie del primo contatto tra l’Europa e l’America. Niente di quello che leggerete è falso, o non reale o è una favola. Eppure questo libro è la mappa di un sogno, o di un’allucinazione, la più grande forse mai sollevatasi dall’orizzonte degli eventi. Per creare la mappa desiderata è sempre, forse, necessaria la finzione, opera di narrativa o di poesia, il confine è labile e sconfinato come il mondo che avremo davanti.
Questo Breviario delle Indie è un’autobiografia del continente sud-americano narrata dalle voci dei nativi e degli europei, dei testimoni e dei cronisti e dalla mia. Una sorta di biografia dello stupro e della sopraffazione o un poema storico sulla violenza in sé, sul genocidio come problema endemico e metafisico. Un disegno narrativo sulla distanza e la sproporzione cognitiva tra civiltà, che diventa abisso, diventa qualcos’altro. E anche cosa sia civiltà, cosa civilizzazioni, e cosa natura. Cosa plasmi la violenza sui violentati, e l’abissale accadere e infliggere e mutare. Mentre ci affanniamo a seguire i segni e i codici delle nostre guerre culturali, dimentichiamo e ignoriamo sempre di più i codici e le lunghe genealogie del pensiero che hanno mosso emisferi e le stesse parole con cui oggi facciamo le nostre guerre come bambini con spade di legno.
Il Breviario delle Indie è anche questo, un ripercorrere genealogie delle nostre guerre culturali nel secolo in cui l’Europa ha iniziato o meglio continuato a divorare il mondo, guerre culturali che rimontano a tradizioni di pensiero millenarie che sono il nostro alfabeto, che ci parla e resta indecifrato. Un alfabeto che allo stesso tempo ci ha ingoiato e ha divorato il mondo attraverso noi. Seguire ad esempio anche solo una di queste tracce significa seguire orditi di azione e pensiero che nessuna trama romanzesca può concepire, restituendone una profondità immaginativa paragonabile.
Mentre lavoravo a questo singolare libro di poesia, perché è anche questo per me, riflettevo su una sorta di forma o di genere che emerge. Qualcosa che fa nascere la narrazione, o la narratività stessa, dai dati, dall’esplosione e dalla vertigine dei dati, quelli sempre avuti a disposizione e quelli sovrabbondanti oggi per eco dei palinsesti digitali. Mi sembra una sorta di diario narrativo dello studioso e del lettore, che dà al libro qualcosa di saggistico ma allo stesso tempo lo allontanano dal saggio, anche dal personal essay. Nessuna notizia, nessun dettaglio, nessuna storia qui si discosta dalla più nota ricerca storica, niente è fantasia eppure tutto lo è, questo mi sembra sia lo spirito del Breviario.
Ho cercato di essere quanto più assente dal testo, anche come narratore e allo stesso tempo l’avventura intellettuale di essere esposti ai dati è una sorta di autobiografia del narratore nella lotta in atto con il suo scenario della conoscenza. Mi interessa molto anche il dialogo di questa forma frammentaria con il problema vastissimo della Storia, della sua rappresentabilità. Il libro è mosso da un lato dalla vertigine dell’abbondanza di dati, che rende tutto iper visibile e immaginabile e, dall’altro lato, dalla sensazione della storia come irricostruibile baratro, distanza da qualunque ipotesi di reimmaginare e ripensare mondi.
Consiglierei di iniziare anche dalla fine, o dal mezzo, il Breviario è una sorta di diario di lettura, giornale di bordo e di viaggio insieme, del vasto atlante di carte e di palinsesti che ci hanno suggerito immagini e idee su quell’insieme di eventi, il più simile mai avvenuto sulla Terra al contatto tra differenti pianeti e forme di vita distanti.