Quella che racconto è una storia italiana. Una delle tante che appartengono alla nostra Storia di figli di un Paese da sempre tormentato dalle disuguaglianze sociali, preda di invasioni di tutti i generi e oggetto di politiche dissennate. Una delle tante storie di italiani di talento spinti dalla necessità di dover emigrare.
Italiani costretti a morire di fame nella propria terra accolti all’estero con diffidenza ma capaci di dimostrare al mondo che il talento quasi sempre non si eredita (quanti figli si sono dimostrati all’altezza dei propri genitori?)… ha solo bisogno che non gli si sbarrino le possibilità di affermarsi anche perché, malgrado le difficoltà che possono opporglisi, prima o poi esplode imprimendo – in vita o post mortem – un’impronta determinante per l’Umanità. E ciò i Grandi lo sanno bene. Non a caso a fronte dei tanti che sono divenuti grandi “facendosi da soli” tantissimi sono i figli capaci di “disfarsi da soli” di quanto chi li ha preceduti ha costruito per loro.
La storia degli Jacuzzi è emblematica. Siamo all’inizio del secolo passato. Friulana di Casarsa della Delizia una famiglia di braccianti agricoli, composta da 12 figli, 7 maschi e 5 femmine (il numero dei figli per i poveri contadini rappresentava forza lavoro produttiva) versa in uno stato di profonda miseria. Nel 1907 giunti allo stremo di una condizione sociale senza vie d’uscita, tre dei fratelli maschi sono costretti ad emigrare in California.
Faranno lo stesso faticoso mestiere di sempre, i braccianti agricoli, ma potranno sfamarsi e mettere da parte qualche soldo per consentire al resto della famiglia di poter acquistare un biglietto per arrivare in America e finalmente riunirsi.
Con il danaro inviato a casa anche gli altri fratelli, Gelindo, Candido, Giocondo e Giuseppe, le cinque sorelle e i genitori, riusciranno a pagarsi il viaggio e trasferirsi negli Stati Uniti. Raccogliere arance per ore ed ore sotto un sole impietoso, infatti, rappresenta la sola occasione per poter mangiare due volte al giorno e per tentare di mettere insieme un piccolo gruzzolo.
In quegli anni degli strani aggeggi, chiamati aerei, cominciano a solcare cieli di tutto il mondo, spesso anche quello sopra l’ immenso frutteto dove lavorano i sette giovanotti Jacuzzi. Candido, fa il proprio mestiere come tutti i fratelli ma il genio in lui lo porta ad approfondire ciò che osserva: si accorge che la loro elica è troppo grande, mal costruita e, così, nel poco tempo a disposizione, comincia a disegnare qualche elica, così come lui ritiene debba essere calibrata. Poiché nel mondo, naturalmente sovrappopolato da invidiosi e da mediocri, interviene talvolta il caso fortuito a rimescolare i destini facendo sì che il vissuto ordinario possa trasformarsi in una favola meravigliosa, accadde che uno di quei suoi schizzi giungesse sul tavolo di un alto funzionario dell’ allora nascente ispettorato per
l’ aviazione californiana.
Il destino è ciò che non si saprà mai, poiché le sue leggi giacciono nel profondo degli istinti. Talvolta ostenta favole, talvolta occulta la realtà e la rugginosa inquietudine che l’anima.
Candido viene, dunque, convocato da quel funzionario che, non essendo affetto da super-ego, comprende subito di trovarsi di fronte a una persona che merita attenzione e chiede a Candido se, con l’ aiuto finanziario di quell’ ispettorato, avrebbe accettato di produrre quelle “sue” eliche. E il nostro buon Candido si mette immediatamente a studiare con l’aiuto dei fratelli l’ opportunità di brevettare qualcosa di nuovo.
Non si fermano alle eliche e, intorno agli anni ‘ 20, inventano una macchina antibrina per i frutteti e, successivamente, una pompa per l’ irrigazione e altri 250 prodotti utilissimi in svariati settori. Il loro nome cominciava a fare il giro del mondo.
I “Giacuzzi”, come dicevano gli americani, stavano diventando un mito.
Ma come sempre accade nella vita i mali non tardano ad arrivare. Ken il figlio più piccolo di Candido, nel 1943, quando ha appena 15 mesi, si ammala di una febbre reumatica che ha come conseguenza una forma sistemica di artrite reumatoide. Secondo i medici il bimbo non avrebbe raggiunto i tre anni di età, tra dolori insopportabili e una ridottissima capacità di movimento. I genitori non si arrendono.
All’epoca non ci si arrendeva mai dinnanzi alle negatività: si lottava senza piangersi addosso. Per alleviare le sofferenze del piccolo, la madre Inez lo porta a fare delle sedute di idroterapia nell’ospedale cittadino, mentre Candido si ingegna per inventare una pompa da utilizzare nella vasca da bagno di casa, idonea a garantire una maggiore continuità alla terapia, che in quel momento sembra davvero aiutare Ken, dandogli immediato sollievo.
È così che Candido inventa la pompa che poi sarà chiamata J-300, il primo idromassaggio casalingo. Al medico che segue Ken, Candido mostra l’invenzione e lo convince della sua utilità.
E’ un successo per il bimbo che recupera energie e riesce a vivere molto di più delle previsioni fatte dai medici americani. Così Candido, dopo molte discussioni con i fratelli, restii ad entrare in concorrenza con colossi come la General Electric, decide di iniziare la commercializzazione della pompa. Da allora il sistema di pompa idromassaggio entra nelle case degli americani e, di lì a poco, in quelle di tutto il mondo.
Le vasche idromassaggio diventeranno celebri in tutto il pianeta anche grazie alle dive del cinema della fama di Jayne Mansfield (immortalata immersa in una Jacuzzi dorata a forma di cuore), Rita Hayworth e Marilyn Monroe.
L’attività produttiva si incentrerà così sull’ idromassaggio di lusso identificativo di uno status symbol. Passerà al gossip il caso di Sylvester Stallone, che volle una Jacuzzi sulla sua limousine, andando incontro ad una spesa pazzesca per garantirsi l’ impianto idraulico, e quello di Ronald Reagan che, in occasione del summit dei cinque grandi di Venezia, negli anni ‘ 80, non convinto di trovare l’agognata vasca in Italia fece smontare la sua dal bagno principale della Casa Bianca e la inviò a Venezia con un volo speciale.
Ken, figlio di Candido Jacuzzi, si spegnerà all’età di 75 anni consegnando al mondo la storia d’amore del suo papà e la favola della famiglia Iacuzzi.