Il cammino che porta i turisti erranti a visitare Matera ha un tracciato oramai consolidato: si percorre via delle Beccherie, con dimore e vetrine; poi, salendo e scendendo, si scopre la Civita; si finisce ammirando il fascino della Murgia, con lo scorrere del torrente Gravina. Dalla Civita alla Gravina.
La storia andrebbe raccontata invece esattamente all’opposto: sono le caratteristiche geografiche e geologiche che fanno nascere le città, e poi ne influenzano le caratteristiche strutturali in termini di crescita economica. Se c’è un canone, va dalla geologia all’economia. Ma poi, occorre fare attenzione: lo sviluppo economico può influenzare la morfologia del territorio, anche negativamente. Il canone diventa inverso[1]. E’ il rischio che occorre evitare.
Il punto di partenza è quello dell’analisi dello sviluppo economico. Più precisamente: da cosa dipende? Semplificando, finora il pensiero economico ha individuato tre grandi motori, che tra loro si intrecciano: le istituzioni, il capitale umano, la geografia. Una comunità si sviluppa in modo più efficace e duraturo se è ben governata, se educazione e cultura sono diffuse, e se, verrebbe da dire soprattutto, le caratteristiche geografiche e morfologiche del territorio in cui è insediata sono favorevoli. Concentrandoci sul fattore geografico, un primo fattore che è stato posto sotto i riflettori è quello delle condizioni sanitarie: luoghi insalubri – pensiamo ai territori malarici – rendono più difficile la crescita economica. Un secondo fattore è quello meteorologico: condizioni climatiche relativamente e stabilmente temperate rendono tutte le attività umane, incluse quelle produttive, più efficaci ed efficienti.
Ma geografia significa anche geologia. Geologia ed economia sembrano fatte per parlarsi, perché la geologia studia la Terra e le sue risorse naturali, mentre l’economia si occupa di come affrontare al meglio il problema di allocare risorse che sono per definizione limitate.
Un esempio può chiarire come geologia ed economia possano interagire in maniera proficua.
Di un data città Vattelapesca, un economista può essere interessato a capire cosa determina la capacità dei suoi cittadini di produrre reddito, cioè la loro efficienza. Di solito, al crescere della densità di popolazione cresce anche la produttività. Ma questa relazione, da sola, non ci dice nulla, perchè altre caratteristiche di Vattelapesca, diverse dalla densità della popolazione, potrebbero essere determinanti nello spiegare l’andamento della produttività. Allora l’economista usa tecniche quantitative per verificare il ruolo di altre potenziali peculiarità di Vattelapesca, e dei suoi abitanti: il sistema di produzione e di distribuzione dei beni e dei servizi, le caratteristiche scolastiche e professionali del mondo del lavoro. Ma poi ci sono aspetti strutturali di Vattelapesca che potrebbero essere importanti.
E qui l’economista chiede al geologo innanzitutto dati riguardanti la stabilità del suolo su cui Vattelapesca si insedia: più il territorio è stabile, più l’insediamento umano, nel tempo, è stato facilitato. Inoltre l’economista chiede al geologo dati idrologici e sulla fertilità del terreno, assumendo che anche tali caratteristiche siano fattori che possano agevolare il gemmare prima, e lo sviluppo poi, di un insediamento.
Dal punto di vista del geologo, le richieste dell’economista sono sensate. Purchè non si fermino alla stabilità ed alla fertilità. Bisogna, è il caso di dire, scavare, e penetrare nelle conoscenze che la geologia può offrire per comprendere meglio le peculiarità di un centro urbano. Il geologo potrebbe fare proprio l’esempio di Matera, raccontando come sia stretto il legame tra talune caratteristiche geomorfologiche del canyon materano e quelle dell’insediamento urbano che poi verrà chiamato Civita. Guardando la tipica forma a “V” della valli fluviali che caratterizza il torrente Gravina, è ben evidente la stratigrafia delle sue pareti con gli strati di roccia calcarea compatta, in basso, sormontati da uno strato costituito da calcareniti, localmente detti “tufi”.
I tufi, essendo rocce molto più friabili, sono più adatte ad essere scavate, tanto da favorire l’insediamento umano.
A tali peculiarità geomorfologiche Matera deve gran parte della sua singolarità architettonica: dai villaggi trincerati, alle grotte scavate, fino ad arrivare alla Civita. Ma il geologo non si ferma qui, ed invita l’economista a guardare il “codice inverso”: come l’insediamento umano, con le sue esigenze legate alla produzione di merci e servizi, può progressivamente modificare le caratteristiche geomorfologiche di un territorio, sovente purtroppo in modo negativo? Nelle scienze geologiche, a partire dall’inizio del nuovo millennio è stato coniato l’aggettivo “Antropocene” per identificare l’era in cui l’azione dell’uomo, anche mosso da esigenze industriali e commerciali, ha iniziato ad essere fattore rilevante dal punto di vista geologico, in termini di forte impatto su tutto l’ecosistema terrestre. Il significato dell’aggettivo, nonché la datazione della relativa era, sono oggetto di dibattito che è aperto.
L’assunzione che si possa parlare di un Antropocene si basa sull’idea che l’attività umana ha iniziato a cambiare la Terra in un modo comparabile con quella dei maggiori eventi che hanno caratterizzato il Pianeta: meteoriti, eruzioni vulcaniche, placche tettoniche in movimento, oceani che si trasformano.
Se sulla data di inizio dell’Antropocene non c’è accordo, più vasto sembra essere il consenso sulla necessità di dare all’Antropocene la stessa rilevanza che si dà alle altre ere geologiche.
Per l’economista, di tutto il dibattito scientifico in corso sull’Antropocene, il messaggio importante da cogliere dal racconto del geologo è proprio quello del codice inverso: non solo occorre indagare sulla rilevanza degli aspetti geomorfologici sulla fisionomia economica e sociale dei centri urbani, ed in generale delle unità territoriali, ma anche avere contezza che la causalità può andare anche in senso contrario: l’attività economica può modificare le caratteristiche strutturali di un territorio, purtroppo anche non positivamente. Da questo secondo punto di vista, il grande tema è quello del cambiamento climatico. I fenomeni climatici, e la loro evoluzione, possono avere effetti economici rilevanti.
Solo un esempio nel perimetro finanziario: un recente studio empirico ha mostrato come l’innalzamento delle maree, che è una delle conseguenze del cambiamento climatico, impatta sulla rischiosità dei centri costieri, e che tale aumento della rischiosità si riflette sui costi che tali centri hanno quando devono emettere debito, attraverso l’aumento dei tassi di interesse. Allo stesso modo, e rimanendo in ambito monetario, anche una politica economica apparentemente lontana da tali temi, come è l’attività delle banche centrali, sta progressivamente prendendo atto dell’importanza di introdurre gli effetti climatici nei modelli macroeconomici che orientano le loro scelte, influenzando di riflesso anche le modalità di intervento su mercati ed intermediari.
La sensibilità al tema del cambiamento climatico sta influenzando tutte le attività delle banche centrali, che hanno aumentato il loro “attivismo verde”. Tale attivismo emerge nella politica monetaria, in cui la scelta dei titoli finanziari da acquistare sui mercati per modificare la liquidità in circolazione può essere legata anche alla natura più o meno eco-compatibile dell’impresa che li emette; ma anche nella politica di vigilanza bancaria, in cui la rischiosità di una banca viene valutata anche rispetto al rischio ambientale che l’intermediario si assume, che dipende a sua volta dalla tipologia di imprese a cui la banca fa credito, o dai titoli che ha in portafoglio.
Ma la scienza economica dovrà anche indagare sempre di più il codice inverso che va dai comportamenti economici e finanziari all’impatto sui territori. La relazione tra ambiente ed economia, deve essere armonioso. L’armonia può essere recondita: quella tra la Gravina e la Civita è quasi sicuramente ignota ai turisti che percorrono via delle Beccherie. L’importanza è che non si commetta l’errore di ignorare il codice inverso. Altrimenti, il rischio di distruggere l’armonia sale. Ed all’alba, non vincerebbe nessuno.