Un grande movimento di massa nato dalle proteste di giovani donne che rivendicano i diritti di libertà di espressione, contro le ataviche repressioni del regime teocratico, sta sconvolgendo da mesi la realtà iraniana. Dopo le donne, le prime a scendere in piazza, si sono uniti alla protesta intellettuali, artisti, registi, per far sentire la propria voce e coinvolgere i governi del mondo nel sostegno non soltanto morale, alla loro causa di libertà e vita.
Da sempre le donne iraniane sono costrette ad una restrizione della propria femminilità. Lo “chador” che viene bruciato nelle piazze di Teheran, quello scialle che avvolge quasi per intero il corpo delle donne costrette ad indossarlo contro la propria volontà dal regime integralista , è diventato il simbolo della coraggiosa protesta. Il simbolo di una battaglia per i diritti civili, per la libertà di agire liberamente; eppure il potere repressivo continua ad offendere la dignità delle donne con un pugno duro che sta portando alla pena capitale diversi giovani innocenti.
Tutto è scaturito, mesi fa, dall’uccisione della giovane Mahsa Aminia, accusata di non indossare il velo secondo il canone stabilito, da parte della polizia. Purtroppo altre morti si stanno susseguendo.
Oggi, donne soprattutto, ma anche giovani e studenti, chiedono a gran voce una svolta, nonostante le mille difficoltà e la restrizione degli spazi di comunicazione sui vari siti. Finora si sono registrate però, solo prese di posizione in relazione al ruolo che il regime teocratico svolge nella regione e sulle politiche energetiche. Rimane la denuncia degli intellettuali iraniani emigrati all’estero, registi e scrittori preoccupati per quanto accade e per quanto potrebbe ancora accadere nell’azione di repressione.
Un appello chiaro è venuto dal Film Festival Sguardi Altrove di Milano e dal CineClub Vittorio De Sica – Cinit di Rionero in Vulture che porterà il regista iraniano Amir Kaveh fra gli studenti dei licei, con una manifestazione a favore della giovane regista Firouzeh Khosrovani già ospite del festival femminile milanese.
La regista è stata arrestata a maggio scorso e di lei non si hanno più notizie.
Nata a Teheran, Firouzeh Khosrovani si era trasferita in Italia per seguire i suoi studi artistici all’Accademia delle Belle Arti di Brera.
Dopo essersi laureata nel 2002, è tornata in Iran e ha conseguito un Master in Giornalismo. Ha debuttato come regista con “Life Train” (2004), a cui hanno fatto seguito: “Rough Cut” (2007), “Cutting Off” (2008), “A Thousand and One Irans” (2010), “Espelho meu” (2011), “Iran, Unveiled and Veiled Again” (2012), “Profession: Documentarist” (2014), “Fest of Duty” (2014).
Il suo ultimo film, “Fest of Duty”, racconta di una cerimonia religiosa in Iran ideata per infondere credenze e valori islamici nelle ragazze al raggiungimento dei nove anni di età.
L’occhio attento della regista segue le due adolescenti e il passaggio all’età adulta, otto anni dopo la loro ufficiale “Fest of Duty”, osservando il diverso impatto degli insegnamenti religiosi nella vita pubblica e privata. Una preziosa testimonianza, coraggiosa e vera!