Nel 2024 la televisione di stato giapponese NHK (Nihon hōsō kyōkai) ha mandato in onda, tutte le domeniche in prima serata nel corso dell’intero anno, un “dramma fiume” intitolato Hikaru kimi e ( A Sua Signoria Lo splendente).
I drammi fiume, in giapponese taiga dorama, rappresentano uno dei fiori all’occhiello della televisione perché mettono in scena la storia del paese, riportano in vita personaggi amatissimi, ne esaltano le imprese, rafforzano la coscienza di una identità nazionale, e sono seguiti da un pubblico affezionato e partecipe. In questo caso però il protagonista non è un personaggio realmente esistito (anche se da più parti si sostiene che in realtà una figura storica sia sicuramente stata presa a modello).
Si tratta infatti del protagonista della più famosa opera in prosa di cui gli abitanti dell’arcipelago vanno giustamente orgogliosi: il Genji monogatari (La storia di Genji ) scritta presumibilmente intorno agli anni 1000-1008 da una dama di Corte conosciuta come Murasaki Shikibu. Il serial televisivo aveva tutti i requisiti che potessero garantirne il successo: un argomento storico, che riflette l’epoca d’oro dell’aristocrazia civile e la sua cultura raffinatissima, un’ampia possibilità di sviluppare una trama avvincente, ma soprattutto aveva il merito di essere ispirato ad un romanzo scritto da una donna, un tassello in più in questo periodo, gli anni Venti del 2000, dove in Giappone come altrove si sta affacciando una nuova ondata, difficile dire quanto robusta e destinata a resistere, di rivalutazione del ruolo femminile nella storia e nella cultura.
Inoltre Hikaru kimi e si poteva agevolmente considerare un ulteriore elemento all’interno di ciò che è stato definito il “Genji boom”, iniziato intorno al 2008, anno che avrebbe dovuto, secondo gli studiosi, celebrare il millesimo anniversario del completamento dell’opera.
Si verificava un processo di riappropriazione del testo da parte di un pubblico molto più ampio, caratterizzato da una diffusione capillare dell’opera attraverso vari media, nuove traduzioni e riscritture, manga inclusi, commenti, sussidi di lettura, e inoltre da un’ampia produzione – sempre sotto l’egida della NHK – di materiale illustrato, con interviste, incontri con gli interpreti, riassunti delle singole puntate, e infine – in omaggio al contents tourism – informazioni puntigliose sui “luoghi del Genji monogatari,” con l’immancabile corollario di suggerimenti su souvenir, ristoranti e caffè.
Se il “Genji boom” è un fenomeno letterario e antropologico di grande rilievo, rivelatore più di tanti stereotipi sulla “particolare sensibilità” giapponese, resta il fatto che Il Genji monogatari – intendo l’opera originale – si svolge tutto all’interno del ristretto ambiente aristocratico di cui riproduce le convenzioni e gli ideali, lasciando ampio spazio al ruolo che viene attribuito all’amore, o meglio al rapporto fra i sessi, rientrando esso a rigore nella sfera dei piaceri che, assieme con la musica, la poesia e i banchetti, davano sostanza al concetto di eleganza raffinata (fūryū), essenziale e imprescindibile.
In questo contesto si muove il protagonista principale Genji lo Splendente, Hikaru Genji, figlio di un Imperatore, il cui nome è già segno indiscutibile di bellezza e fascino, figura chiave dove la bellezza è anche e soprattutto un fatto culturale e di rango. L’autrice non si sofferma sui particolari del suo aspetto preferendo sottolineare l’eleganza dei gesti e l’armonia dei movimenti, in un ritratto che spesso si arricchisce di sfumature sensuali e di un fascino androgino.
“… la luce del suo volto più animato del solito era di una bellezza senza pari. Indossava una veste e una sopravveste di seta leggera e la delicatezza della sua pelle che traspariva attraverso il tessuto era tale che gli anziani maestri, osservandolo da lontano, non potevano trattenere la propria commozione.”
Il romanzo procede con un ritmo ampio e lento, dove al succedersi degli avvenimenti si alternano momenti «statici» dedicati alla descrizione delle cerimonie che scandivano la vita di Corte: gli eventi annuali, le gare poetiche, i banchetti per ammirare i fiori di ciliegio, la luna, il canto dei grilli in autunno. Ma questo modo di procedere in «adagio maestoso» non significa affatto che l’opera manchi di intreccio o di una storia, tutt’altro. Con i suoi quattrocento e più personaggi, dei quali almeno una cinquantina di primo piano, il Genji monogatari esplora la vita di un mondo che è ormai lontanissimo, ma i cui valori acquistano una dimensione universale. Allo stesso tempo è anche specchio di un mondo concreto e particolare, esistito mille anni fa, e di una società retta da regole minuziose, dal rispetto rigoroso per la forma e da una sensibilità dove morale e estetica si confondono. Di questo mondo Hikaru Genji diventa una presenza fondamentale, senza dubbio, ma tanto più significativa in quanto agisce come elemento unificatore per i numerosi personaggi femminili, tutti diversi e tutti descritti con straordinaria maestria, e che sono stati letti dalla critica come altrettante proiezioni della personalità dell’autrice, capace di osservare con occhi perspicaci e tutt’altro che indulgenti il mondo che la circondava.
Paradossalmente sull’autrice del Genji monogatari si sa molto poco, neppure il vero nome: Murasaki Shikibu infatti è un soprannome che le deriva da quello di una delle protagoniste femminili, Murasaki no ue, la Signora del murasaki, che a sua volta è il nome di un colore, il viola, e della pianta da cui fin dal Medio Evo si ricavava quel colore. Si conosce inoltre la carica amministrativa raggiunta dal padre che, come d’uso, diventava segno di riconoscimento per le figlie: Shikibu, segretario all’Ufficio del cerimoniale. Sappiamo inoltre che il padre apparteneva a un ramo secondario della più potente famiglia aristocratica del tempo, i Fujiwara, e che a un certo momento della sua vita Murasaki Shikibu sarebbe diventata dama di compagnia di un’Imperatrice: si sa inoltre che era una persona di profonda cultura, che conosceva i classici cinesi, fatto rarissimo per una donna del suo tempo.
A colmare le lacune ha provveduto però il taiga dorama che, oltre a offrire particolari non documentabili sulla sua vita, ha ampliato e perfezionato, fino a farne il fulcro della vicenda, una presunta, possibile ancorché imprecisata, relazione fra Murasaki e Fujiwara no Michinaga che all’epoca era Gran Ministro della sinistra e pertanto la figura politica più importante della Corte, e che non è poi troppo difficile identificare con Sua Signoria Lo Splendente. Per un serial televisivo che per fare audience ha bisogno di amori appassionati, meglio se infelici e impossibili a causa della differenza di status sociale, la tentazione di presentare Murasaki e Michinaga come amanti, era troppo forte per potere essere respinta. Ne è derivato, come da consuetudine, un feuilleton peraltro gradevolissimo, basato sull’evolversi di un incontro, avvenuto quando i due personaggi sono poco più che bambini, che poi si trasforma (come in una favola) in un grande amore: una storia dove ciascuno dei due percorre una strada che porterà a una definitiva e sofferta separazione, e di cui – volendo – è possibile ritrovare le tracce nelle numerose storie d’amore vissute dai personaggi del Genji monogatari.