Qualche considerazione, un po’ di numeri a margine della fortuna del volume, e una poesia di Sinisgalli
Ho comprato e letto Poesie da spiaggia di Nicola Crocetti e Jovanotti, edito da Crocetti editore, nel maggio del 2022.
Diversi i motivi che mi hanno spinto all’acquisto. Amo il genere e per anni sono stato un fedele di “Poesia”, la rivista internazionale di poesia, prima mensile, poi trimestrale, tra le più accreditate e longeve (dal 1988), di cui fondatore e direttore è appunto Nicola Crocetti, nato in Grecia, ma formatosi in Italia, in Francia e negli Stati Uniti. Vive a Milano, dove appunto svolge l’attività di giornalista, editore e traduttore.
Altro motivo. La raccolta poetica, dall’insolito titolo, è stata un successo editoriale. Decine di migliaia di copie vendute e per settimane tra i libri più letti, entrando nella Top ten dei libri più venduti in concorrenza con titoli ben più prestigiosi. Siamo un popolo di poeti, ma non certo di lettori. E se parliamo di libri di poesie, lo sconforto è abissale.
Nelle grandi librerie lo spazio dedicato alla poesia tende da anni a contrarsi, gli angoli più lontani, meno visibili, al massimo una colonnina, dove campeggiano alcuni classici, da Dante ai poeti maledetti (in primis Baudelaire), un po’ di Ungaretti, Montale, Quasimodo, per la letteratura italiana del Novecento, la Szymborska, per aver vinto il Nobel. Non mancano Alda Merini, Patrizia Cavalli, Maria Luisa Spaziani, Milo De Angelis. Onnipresente Franco Arminio, un caso letterario.
Di certo il successo di Poesie da spiaggia è stato trainato dal Jova Beach Party 2022 di Jovanotti, la cui notorietà, essendo un cantautore di lungo corso, presso un pubblico giovane, è di certo maggiore di quella di Nicola Crocetti. La sua fama, un’abile promozione sui social, il passaggio al Salone del libro di Torino, hanno fatto sì che per la prima volta da decenni un volume di poesia si imponesse all’attenzione di un pubblico più vasto e variegato. Scalando la vetta dei libri più venduti. Per chi ama la poesia è di certo una straordinaria notizia. Tanti giovani e nuovi lettori hanno acquistato il volume (15,00 euro) accostandosi per la prima volta (al di fuori dell’obbligato recinto scolastico) a poesie di autori famosi e poco conosciuti, italiani e no, classici e contemporanei.
Jova, lo confessa, puntava a un «libro da spiaggia», un po’ particolare, «un oggetto magico”, da portare nello zainetto accanto a un giallo o al romanzo del momento, «un libro di poesie bellissime, legate al mare, al viaggio, all’avventura, all’amore, alla vita» (p. 9). Idea semplice e geniale. L’ho comprato anche per un ulteriore motivo. Tra gli autori selezionati compariva Leonardo Sinisgalli ed ero curioso di scoprire quale poesia fosse stata scelta e chi fossero i poeti compagni di viaggio.
Da qualche anno il poeta-ingegnere, per merito della Fondazione eponima, è ricomparso nelle librerie dopo decenni di colpevole silenzio. Sono stati ripubblicati da Mondadori Furor mathematicus (a cura di G. I. Bischi, 2019), i Racconti (a cura di S. Ramat, 2020), e Tutte le poesie (a cura di F. Vitelli, 2020). Ciononostante, la sua presenza non era affatto scontata. Sono ancora in tanti, troppi, coloro che non lo conoscono.
Decisione coraggiosa, quindi, quella di Jovanotti e Crocetti. Che mi ha stupito. La poesia che è stata inserita – anche in questo caso la scelta è sui generis, non essendo la popolare Monete rosse -, è Poesia per una mosca, tratta da Vidi le Muse del 1943 («I poeti dello Specchio», Mondadori).
Il volume curato da Crocetti e Jovanotti inizia con una intervista reciproca sulle ragioni dell’antologia. «Cos’è la poesia?», chiede Jovanotti a Nicola: «Io penso che sia una forma di artigianato che usa come strumento le parole, con le quali gli essere umani cercano di dar forma ai propri sentimenti per comunicarli e farne dono agli altri».
«Come ti è venuta l’idea di fare questa antologia?», chiede invece Nicola a Jovanotti: «Leggendo la tua traduzione dell’Odissea di Kazanzakis, a un certo punto mi è sembrato di aver ricevuto un dono».
Io, invece, dopo aver letto le interviste e le poesie, mi sono interrogato sulle scelte relative ai poeti e alle poesie. E mi sono divertito ricostruendo un anomalo atlante storico-geografico, pensando agli eletti, ma anche agli esclusi. Ogni antologia, che sia di prosatori o di poeti, in fondo stuzzica anche per questo motivo. E quindi ho iniziato il mio ludus, anche algebrico. Innanzitutto, nel volume non c’è un ordine, né cronologico, né alfabetico, né per autori o paese d’origine. Solo la prima poesia, quasi un prologo, non è casuale ed è Itaca, di Kavafis. Il libro è un viaggio «di poesie bellissime legate al mare, al viaggio, all’avventura, all’amore, alla vita» (Jovanotti, p. 9). Non poteva non iniziare con un riferimento a Ulisse, esploratore per antonomasia.
Le poesie sono 115, i poeti 104 La maggior parte degli autori compare con una sola poesia. Fanno eccezione Giuseppe Ungaretti e Costantino Kavafis (3), Jorge Carrera Andrade, Arthur Rimbaud, Ghiannis Ritzos, Pablo Neruda, Àlvaro Mutis, Ingeborg Bachmann, Iosif Brodskji, Pier Luigi Cappello e Chadra Livia Candiani.
Le poetesse presenti sono 12 (4 le italiane): Antonella Anedda (1958), Ingeborg Bachmann (1926-1973), Chandra Livia Candiani (1952), Marina Cvetaeva (1892-1941), Emily Dickinson (1830-1886), Mariangela Gualtieri (1951), Mannick (1944), Antonia Pozzi (1912-1938), Saffo (630 a.C.-570 a.C.), Wislawa Szymborska (1923-2012), Sara Teasdale (1884-1933) Kae Tempest (1985). Quest’ultima la più giovane. 20 le nazioni rappresentate. I poeti italiani sono 43 di cui solo 1 dialettale (Franco Loi). I poeti greci sono 13; gli statunitensi e gli inglesi 9; i francesi, 8; i russi, 7; i tedeschi, 4; gli spagnoli e gli austriaci, 3; Argentina e Cile, 2. Con un solo esponente, Israele, Ecuador, Turchia, Svizzera, Corea del Sud, Messico, Colombia, Bolivia, Polonia e Caraibi. Un solo asiatico, quindi, nessun africano, nessun oceanico. Per la letteratura classica greca, troviamo Esiodo, Saffo e Simonide. Mentre non sono stati inseriti autori latini.
Per la letteratura italiana medievale e moderna, registriamo San Francesco d’Assisi, Angelo Poliziano, Lorenzo De Medici, Ludovico Ariosto, Giuseppe Parini, Vittorio Alfieri. Unico ottocentesco, Francesco Dell’Ongaro. A cavallo tra Ottocento e Novecento, Edmondo De Amicis, Arturo Onofri, Giovanni Pascoli, Gabriele D’Annunzio e Dino Campana. E poi tanto Novecento con Giuseppe Ungaretti, Clemente Rebora, Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo, Sandro Penna, Leonardo Sinisgalli, Mario Luzi, Antonia Pozzi, Piero Bigongiari, Danilo Dolci, Primo Levi, Pier Paolo Pasolini, Bartolo Cattafi, Giovanni Giudici, Massimo Ferretti, Edoardo Sanguineti.
I poeti italiani viventi sono 7, oltre ad Antonella Anedda (1955), Chandra Livia Candiani (1952) e Mariangela Gualtieri (1951), già citate, troviamo Cesare Viviani (1947), Erri De Luca (1950), Milo De Angelis (1951) e Aldo Nove (1967), il più giovane degli italiani. Del 1967 è anche Pier Luigi Cappello, che però ci ha lasciati prematuramente nel 2017.
Tanti gli assenti illustri da Dante, Petrarca, Foscolo, Leopardi e Manzoni. Tra coloro molto presenti negli scaffali delle librerie, mancano Franco Arminio e Alda Merini.
L’elenco degli assenti sarebbe davvero sterminato. Ma l’antologia di circa 200 pagine non poteva avere certo l’ambizione dell’esaustività.
Non è un’enciclopedia, né un Dizionario antologico della poesia universale. Riflette la finalità, il gusto e le scelte dei due diversissimi curatori. Che a loro detta, e visto il successo del primo volume, stanno già pensando al prossimo. Al di là dell’esame autoptico, Poesie da spiaggia, è un bel viaggio nel mare magnum della poesia.
Che alla poesia, come genere, ha fatto un gran bene. Avendolo citato, chiudo con Leonardo Sinisgalli e la sua Poesia per una mosca:
Della tua ala laboriosa
Si consolano i vespri delusi
Se pure senza pudore tu abusi
Dell’innocenza di una rosa.
Nel tuo tremore si riposa
La mia noia, fiduciosa
Ronza attorno a un’immagine chiusa.
La pazienza è forse rischiosa
Ché talvolta si spegne un fiore
Nella notte e il fradicio odore
Ti eccita curiosa.
Ma susciti dentro la stanza
L’aria di tanta vacanza
Amica pungente e pia.
Così cara è la tua molestia
Che stasera con me ti fa festa
La mia effimera poesia[1].
Chissà chi tra i due curatori ha scelto Sinisgalli e questa poesia!
Di sicuro Crocetti e Jovanotti non sanno che per il poeta di Montemurro la mosca era qualcosa di più di un semplice insetto o di una fastidiosa compagnia.
Era figura teriomorfa che incarnava la poesia stessa. In Intorno alla figura del poeta, un testo pubblicato a puntate tra 1946 e 1947 su «Il costume politico e letterario», fondato da Velso Mucci a Roma, Sinisgalli scrive una folgorante definizione della poesia-mosca: «La mosca è la Poesia: irascibile, pungente e sempre un po’ noiosa. La mosca conosce il buono e il cattivo tempo, ronza intorno allo sterco e alla rosa, odora il volto di Laura viva e morta, è compagna di Silvia che cuce e del cane che dorme [2]».