Non ero mai stata a Matera, una città che mi ha sempre affascinato anche grazie alla fiction Rai “Sorelle”. Ho avuto la fortuna di venirci in inverno, agli inizi di dicembre, si respirava già il clima natalizio, ne sono rimasta folgorata.
Lavoro in pubblicità da cinquant’anni, la mia professione mi ha portato spesso in studi televisivi. Con lo sguardo condizionato delle mie esperienze lavorative la prima cosa che ho visto è stato un set a cielo aperto, inimmaginabile e autentico, qualcosa che non mi ricordava altro di già visto. E infatti Matera, mi è stato detto dagli amici di mio marito, è scelta da molte produzioni italiane e straniere che vengono a girare tra i “Sassi” film non solo storici.
Matera è stata la location, tra gli altri, di La passione di Cristo, Il Vangelo secondo Matteo, Cristo si è fermato a Eboli, No time To Die. Hanno lavorato in questa città registi, intellettuali e artisti come Pier Paolo Pasolini, Francesco Rosi, Mel Gibson, Cary Fukunaga e molti altri. Anche durante il mio soggiorno si stava girando un film, Pins and needles.
Ho visto persone, che abitano in bellissime case nei “Sassi”, convivere con ingombranti scenografie allestite dalle case di produzioni cinematografiche, persone disponibili ma molto attente a che non venga rovinato qualcosa di grande valore storico e simbolico che conservano con amore.
Ho pensato che questa apertura internazionale avesse seminato nella città scuole di produzione cinematografica e televisiva, di sceneggiatura, scenografia, regia, visto le grandi possibilità anche di incontrare professionisti, artisti di altissimo livello che avrebbero potuto raccontare le loro esperienze, trasferire le loro conoscenze e magari apprezzare qualche giovane di Matera appassionato a questa professione.
Gli amici di Matera mi hanno detto invece che questo non c’era, o non c’è ancora, ed è veramente un peccato anche perché, a distanza di poco tempo, ho avuto modo di apprezzare una serie televisiva veramente geniale, The Bad Guy, dove tra gli autori c’è il giovane materano Giuseppe Stasi.
Ho avuto la fortuna di essere ospitata da un’amica in un appartamento recuperato tra i “Sassi”, un esempio concreto della passione per il proprio territorio, ma soprattutto della consapevolezza che investire per preservare e valorizzare il patrimonio dei propri antenati, renderli bene comune, è anche un atto di impegno civile e politico.
Un passato di persone che per costruirsi la casa scavavano la roccia, toglievano materiale anziché aggiungerne. Ma nella fatica del vivere cercavano il bello, decoravano o modellavano la pietra. Quello che qui ho rivisto è l’arte che io preferisco, quella “povera” che nobilita gli oggetti che per molti sono scarti, che simboleggia il riscatto delle persone più sfortunate. Questo contrasto tra qualcosa di semplice, essenziale, duro e crudo come i Sassi e la raffinatezza, la bellezza l’ho trovata in molti luoghi, dai centri dove si espongono le opere d’arte alle case, dagli hotel ai ristoranti.
Vivo da molti anni a Milano, ho frequentato anche per lavoro, quando ero direttore degli eventi in Rai Pubblicità, locali originali, raffinati, ma quelli in cui sono stata a Matera sono tra i più ricercati. Qui ho scoperto il cibo delle origini nella sua rivisitazione moderna e creativa.
Ritrovare nelle origini una nuova modernità è la miglior spinta per i ragazzi che vanno a studiare all’estero o al Nord dell’Italia per ritornare e fare impresa nel luogo dove sono nati.
In questo viaggio a Matera ho avuto anche la fortuna di visitare la grotta dei Cento Santi che mi è stato detto essere stata ritrovata in circostanze casuali da un contadino che con l’auto in panne era stato soccorso da Raffaello de Ruggieri, in un luogo non distante da questa chiesa rupestre dove aveva trovato riparo anni prima, insieme a suo nonno.
Raffaello de Ruggieri è uno dei fondatori de “La Scaletta”, il circolo culturale che ho appreso essere stato fondato negli anni ‘60 proprio da un gruppo di giovani che da tempo era alla ricerca di questa grotta. Mi ha molto interessato la storia di questo circolo, che non conoscevo, mi ha fatto pensare come ad un gruppo di baby boomers, che volevano cambiare il mondo con la propria comunità, orgogliosi delle proprie origini, siano più vicini di altre generazioni ai giovani di oggi che il mondo devono salvarlo, a partire dal rispetto del proprio territorio, e per farlo hanno bisogno di non viversi più come individui isolati ma come parte di movimenti collettivi.
A Matera ho avuto modo di ascoltare un dibattito con i giovani dell’Istituto Tecnico “Pentasuglia” e ho pensato quanto sia importante insegnare a comprendere la società e gli umani a chi studia la tecnologia almeno quanto lo sia insegnare la tecnologia a chi è impegnato in studi umanistici. Condivido l’opinione per cui le tecnologie di per sé non sono né buone né cattive, non sono in alcun modo nemmeno neutrali, sono politiche.
Le macchine e gli algoritmi sono disegnate e costruite da esseri umani mossi da interessi economici, ideali politici, credenze personali, tutti elementi che condizionano il loro funzionamento. Per questo sono convinta che chi scrive codici e algoritmi debba acquisire un approccio etico per sviluppare una tecnologia utile per gli umani, per le loro società e per il pianeta.
La parola di questa newsletter è “fortuna”, sono scaramantica e penso che la fortuna sia nello sguardo di chi la sa cogliere, nell’approccio di dare per scontato gli aspetti negativi della vita e non perderci tempo ma vivere e coltivare quelli positivi. Non è un caso che da giovanissima ho scelto di fare la pubblicitaria, una professione che diffonde ottimismo.
Sono stata molto fortunata ad aver accompagnato mio marito lo scorso dicembre a Matera, pensavo di limitarmi, come tante altre volte, a seguirlo, a gioire delle sue soddisfazioni e invece ho conosciuto Brunella, Paolo Emilio, Edoardo, Nicola con i quali sono entrata in sintonia immediata come se ci fossero sempre stati nella mia vita.
Sono fortunata perché ritornerò a Matera, questa volta in estate, a presentare il mio libro Media Maker che parla di un nuovo mestiere collegato alla pubblicità, ma che parla anche di ritorno alle origini e di dare un senso di impegno civile a quello che si fa.