«…Un’opera d’arte è buona se è sorta dalla necessità. Il suo giudizio si trova nell’origine: non ce n’è un altro. Quindi, egregio signore, non so darle altri consigli che questo: guardare in sé e sondare le profondità in cui nasce la sua vita; nella sua sorgente troverà la risposta alla domanda se lei debba creare. La prenda com’è, senza farvi accenno.
Forse ne risulterà che lei ha la vocazione di essere un artista. E allora si faccia carico del suo destino, lo porti con sé, il suo peso e la sua grandezza, senza mai fare domande sulla ricompensa che potrebbe venirne da fuori. Perché il creativo deve essere un mondo per sé e trovare tutto in sé e nella natura a cui si è connesso.
Ma forse anche dopo questa discesa in sé e nella sua solitudine dovrà rinunciare a diventare un poeta (basta, come ho detto, sentire che si potrebbe vivere senza scrivere per non doverlo fare affatto). Tuttavia neppure allora questo ritorno in sé che le chiedo sarà stato invano. La sua vita troverà proprie vie a partire da lì, e che possano essere buone, ricche e ampie, glielo auguro più di quanto riesca a dire.
Cos’altro devo dirle? Tutto mi pare sottolineato a dovere; infine, volevo anche solo consigliarle di evolversi con quiete e sincerità nel suo proprio sviluppo; nulla potrebbe disturbarlo in modo più violento che guardare verso l’esterno e dall’esterno aspettarsi risposte a domande cui solo la sua sensazione più interiore, forse nell’ora più quieta, potrebbe rispondere…