Fino a che punto la vita e le opere di un artista sono legate fra di loro? È possibile analizzare l’evoluzione della poetica di un artista a partire dagli snodi cruciali della sua esistenza? Inevitabilmente, ciò che accade e di cui si fa esperienza lascia una traccia nello spirito di un individuo. La creazione artistica, in quanto prodotto dello spirito, rifletterà in una maniera ogni volta unica e irripetibile questa traccia. Certamente, questo legame sarà il più delle volte delicato e sottile. A volte, però, ci sono artisti che, in una sorta di processo inverso, finiscono per far assomigliare la vita che conducono alla loro arte.
Oppure ci sono casi in cui l’arte sembra prefigurare qualcosa che l’artista vivrà solo in un momento successivo.
Il brano musicale di questo numero, Quejas, o la maja y el ruiseñor, di Enrique Granados, ci offre l’occasione di analizzare il legame fra la vita e le opere di uno dei principali compositori spagnoli fra Otto e Novecento.
L’opera Goyescas, in particolare, che Granados scrisse sulla base dell’omonima suite di pezzi per pianoforte (all’interno della quale si trova questo brano), rappresenta un esempio significativo e sorprendente di questa affinità fra poetica e vicende biografiche.
La musica di Goyescas si ispira ai dipinti del pittore spagnolo Francisco Goya, in particolare alla serie dei “cartones para tapices” (cartoni per arazzi) e alle opere che ritraggono la vita e le figure della Madrid del Settecento, con le sue Majas, nobili e seducenti. Nella pittura di Goya, Granados vede la rappresentazione paradigmatica dell’essenza della cultura spagnola, in cui fierezza, eleganza e drammaticità sono unite indissolubilmente. Questa musica è il punto di passaggio dal Romanticismo al periodo delle scuole nazionali, dove la tradizione musicale europea si arricchisce degli elementi tipici del folklore e della musica popolare.
Fin dal primo momento, le Goyescas per pianoforte ebbero un enorme successo: per questo motivo, Granados decise quasi subito di realizzare un melodramma che, rielaborando il materiale tematico di questa suite, mettesse in scena la Spagna dei secoli d’oro.
La vicenda del melodramma si sviluppa fra intrighi amorosi e sfide d’onore. Rosario è innamorata di Fernando, un giovane ufficiale, ma è corteggiata anche da Paquiro. Per un fatale malinteso, si innesca un duello tra Fernando e Paquiro. La storia culmina in tragedia, con Fernando che, sconfitto in duello, muore fra le braccia di Rosario.
Il compositore aveva programmato di far debuttare l’opera a Madrid, ma ciò non fu possibile a causa dell’inizio della prima guerra mondiale. Nel cercare altre possibilità fuori dall’Europa, travolta dagli eventi bellici, arrivò l’invito inaspettato dal teatro Metropolitan di New York.
La prima mondiale di Goyescas si tenne quindi il 28 gennaio 1916, con lo stesso Granados alla testa dell’orchestra. L’opera, come testimoniano le sue numerose repliche, fu accolta con entusiasmo dal pubblico statunitense; il compositore fu anche invitato, prima di tornare in Europa, a tenere un concerto alla Casa Bianca. Questo concerto fuori programma rese necessario riprogrammare il viaggio di ritorno con un’altra nave, qualche giorno più tardi.
Enrique e sua moglie Amparo si imbarcarono su un transatlantico diretto in Inghilterra;
di lì, a Folkstone, il 24 marzo 1916 salirono a bordo della Sussex, diretta a Dieppe, in Francia. Nel Canale della Manica, per un tragico errore, la nave fu silurata da un sottomarino tedesco. Granados, che non sapeva nuotare, riuscì per fortuna a mettersi in salvo su una scialuppa di salvataggio. I testimoni, però, raccontarono che il compositore avvistò sua moglie Amparo in acqua e, di slancio, si buttò in mare, nel tentativo impossibile di salvarla. In realtà, quasi come Fernando, l’eroe di Goyescas, per morire per lei e con lei.
Eduardo Granados, figlio di Enrique e Amparo, aspettava nella casa di Barcellona la sua mamma e il suo papà; l’attesa era stata lunga, ma si consolava sapendo che dopo solo qualche giorno si sarebbero riabbracciati.
Eduardo diventerà un campione di pallanuoto e, fino alla fine della sua carriera agonistica, dedicherà ogni vittoria ai suoi genitori.