Nel panorama degli effetti speciali per il Cinema si è assistito di recente, ad un’ulteriore ondata d’innovazione, in primis, l’esponenziale diffusione dell’intelligenza artificiale per la creazione di Visual Effects (anche detti VFX o FX) che hanno reso ampiamente disponibili software avanzati, in grado di generare immagini e sequenze complesse con una definizione mai vista prima, riducendo i tempi e costi di produzione e declinando infiniti standard per ogni spirito creativo.
Gli effetti speciali sono insiti nel DNA nell’arte cinematografica che, sin dagli albori – si pensi solo alle immortali opere di Georges Méliès (1861-1938) – hanno segnato l’impronta di “dimensione della Meraviglia” del Grande Schermo, in cui molto si è sperimentato anche nel campo della ricerca e sviluppo di strumentazione tecnologica. Una magia, come universalmente noto, che ha accompagnato sempre la storia e l’evoluzione della Settima arte, in cui gli incantesimi visivi sono diventati progressivamente elementi centrali nella narrazione, non solo legati al cinema fantasy e derivati, ma trasversali nella rappresentazione di contesti espressivi sempre più spettacolari.
Spesso stratagemmi in cui l’estetica dell’illusione ha trovato fertile nutrimento a discapito della poetica del racconto. Certo, ma è lo spettacolo la linfa vitale dell’Industria dell’intrattenimento, in cui i progressi tecnologici e digitali hanno permesso di ampliare le possibilità creative per i cineasti elevando, contestualmente, l’esperienza visiva per il pubblico. Impossibile elencare, ovviamente i titoli più rappresentativi degli ultimi anni, perché ormai i VFX sono ovunque, pertanto limiterò al massimo la profondità di questo zoom sul tema.
Nell’ultima edizione della 81a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, terminata il 7 settembre 2024, i film in competizione hanno dimostrato ampiamente come le produzioni stiano abbracciando, con sempre maggiore trasporto ed entusiasmo, il potere delle nuove tecnologie per creare esperienze cinematografiche senza precedenti. Citiamo – solo nella logica di risonanza da mainstream – l’atteso film musical di Todd Phillips Joker: folie à deux, con Joaquin Phoenix e Lady Gaga, presentato in anteprima assoluta in Laguna, e che uscirà nelle sale mondiali ad Ottobre. Dai fortunati che hanno partecipato all’evento pare sia stata molto apprezzata l’originale suggestione delle atmosfere di questo nuovo capitolo della saga di Gotham city.
Gli effetti speciali, infatti, sono stati firmati dalla Industrial Light & Magic, colosso statunitense nel campo degli effetti speciali digitali, con già 8 premi Oscar all’attivo, tra cui The Creator nel 2024 e The Lord of the Rings: The Rings of Power nel 2023. Ma nel settore dell’arte della visione trova ormai sempre più spazio anche la contaminazione con i progressi della realtà aumentata e virtuale.
I registi stanno utilizzando queste tecnologie per proiettare il pubblico in inediti ambienti tridimensionali interattivi, offrendo nuove modalità di narrazione. I set virtuali, resi possibili da schermi LED ad alta definizione e tecniche di motion capture avanzate, permettono oggi di costruire mondi immaginari con una qualità visiva sorprendente.
Sempre nella kermesse veneziana va segnalata la sezione Venice Immersive, interamente dedicata ai media immersivi. Una sezione speciale che include tutti i mezzi di espressione creativa: XR – Extended Reality, video 360°, opere XR, installazioni anche sensoriali, e mondi virtuali, che per l’edizione 2024 ha presentato ben 63 progetti provenienti da 25 paesi.
L’evento cinematografico della Biennale di Venezia è stato, infatti, uno dei primi festival di cinema al mondo a manifestare interesse per la Virtual Reality. D’altronde, fin dal 2017 la sezione si è affermata come un evento unico, e la più significativa manifestazione annuale dedicata alle arti e ai media immersivi. A testimonianza di come nel contemporaneo tutto l’immaginario collettivo relativo al cinema stia definendo nuovi perimetri.
Per amor di cronaca si informa che la giuria di Venice Immersive, presieduta dall’olandese Celine Daemen, giovane regista “transdisciplinare”, autore di opere in cui si incontrano teatro, musica, arti visive e digitali, dopo aver visionato i 26 progetti in concorso ha assegnato il Gran premio 2024 all’opera Ito Meikyū di Boris Labbé.
Si tratta di un’esperienza di realtà virtuale ispirata alla storia dell’arte e alla letteratura giapponese (fukinuki yatai, La storia di Genji, Il racconto del guanciale). Si dispiega come un affresco sensoriale con scene disegnate, animate e sonore in un labirinto digitale di architetture frattali, abitato da piante, oggetti, animali, persone, motivi grafici e calligrafia.
Il progetto utilizza la “metafora del filo” per combinare testo, tessuto ed esistenza, materializzandosi sullo schermo attraverso i principi della tessitura. Una metafora che collega vita e amore, rappresentando le relazioni come fili che collegano gli individui.
In quest’opera, il disegno diventa volume e architettura: Ito Meikyū è letteralmente il “labirinto di fili”. Se siete curiosi a questo link potete visionare il progetto: https://www.youtube.com/watch?v=_CtKg6vvZRU.
Il grande regista Akira Kurosawa affermò che: “Il cinema racchiude in sé molte altre arti; così come ha caratteristiche proprie della letteratura, ugualmente ha connotati propri del teatro, un aspetto filosofico e attributi improntati alla pittura, alla scultura, alla musica.”
Ecco perché non c’è niente di più logico che si sia arricchito dei nuovi incantesimi dell’Hi Tech.