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Democrazia e futuro

La costituzione: rivoluzione promessa

In cambio di una rivoluzione mancata, la Costituzione italiana è una rivoluzione promessa. Mancò o fu mancata la completa trasformazione della società e della politica italiana, che avevano prima consentito l’affermazione del fascismo, poi obbedito ai suoi malsani proclami e obiettivi. Nella Resistenza i sostenitori di un cambiamento profondo non riuscirono ad essere sufficientemente numerosi e forti e troppo presto agli italiani fascisti si consentì di riciclarsi.
Nella Costituzione, però, grazie ad alcuni uomini politici di notevoli qualità e ad alcuni eminenti studiosi, uno dei quali fu il giurista fiorentino Piero Calamandrei, autore della frase citata, furono scritti i diritti politici, sociali, economici e le libertà che possono portare ad una vera rivoluzione, ad una società più giusta, ad una politica più partecipata, ad una vita più degna di essere vissuta.Contro il fascismo che tentò di diventare totalitario, ma non essendovi riuscito, si accontentò di dominare la sfera politica escludendo e calpestando in maniera autoritaria qualsiasi opposizione. Al contrario, i Costituenti valorizzarono la competizione politica e la moltiplicazione dei gruppi, delle associazioni, dei partiti, premessa della partecipazione politica e elettorale. L’esercizio del voto, art.48, è “dovere civico”. La Costituzione è pluralista.
Quei diritti che il fascismo aveva negato o attribuito in maniera clientelare soltanto ai suoi sostenitori: lavoro, istruzione, salute, divennero gli obiettivi da perseguire e da conseguire, da estendere a tutti. La Costituzione guarda lontano a più generazioni. È presbite. Questo guardare lontano significa anche che mantiene piena e perdurante validità per noi contemporanei e per i nostri discendenti a più di settantasei anni dalla sua promulgazione.
Diritti e obiettivi in termini di giustizia e di opportunità segnano in maniera indelebile la Costituzione. Indicano un percorso di crescita, di cambiamento, di miglioramenti (che ci sono stati, molti e profondi), di progresso, premessa di una storia che noi cittadini dobbiamo sapere costruire “con disciplina e onore”. La Costituzione è progressista.
Il fascismo aveva guardato indietro, alla Roma imperiale, negandone un principio fondamentale: l’inclusività, la possibilità a tutti offerta di conseguire la cittadinanza. L’orgoglio di dichiarare “civis romanus sum” è incomparabile con la cittadinanza fascista fondata anche sulla “razza”.

Letta alla luce di questi principi appare chiarissimo che la Costituzione è antifascista nella sua concezione e nella sua visione. Può certamente essere riformata, e i Costituenti, consapevoli della possibilità di inadeguatezze legate anche al passare del tempo, congegnarono l’art. 138 che regolamenta le modalità di eventuali revisioni costituzionali. Finora nessuno ha saputo proporre qualcosa di meglio, di superiore. Certamente, il premierato non lo è.

Gianfranco Pasquino
(Professore emerito di Scienza politica e socio dell’Accademia dei Lincei)
Prof. Gianfranco Pasquino
Prof. Gianfranco Pasquino

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