Claes Oldenburg: “Ponte-cucchiaio e ciliegia”, 1988. Scultura in acciaio e alluminio, Minneapolis Sculpture Garden
Gentili lettrici e gentili lettori,
questo numero nove dei Quaderni è una pubblicazione davvero speciale perché segna il terzo anno di attività della nostra rivista. Tre anni di intenso lavoro, di studi, ricerche e prestigiose collaborazioni che hanno reso la nostra, una rivista di grande interesse culturale. Ed anche di un pizzico di fortuna, perchè no, che nella vita non è mai abbastanza.
Ed è proprio la Fortuna, intesa come sorte, fato o destino (ma anche come “fortuna critica”) il tema, la parola chiave di questo nuovo numero!
Come sempre le firme degli articoli sono tra le più autorevoli, a cominciare dal noto musicista e compositore Niccolò Agliardi, al giornalista Michele Fumagallo, dalla poetessa e archeologa Flaminia Cruciani, ai giovani architetti di StorageMilano uno degli studi più innovativi e di tendenza. E con un cammeo davvero prezioso di Gian Paolo Barbieri, il più grande fotografo italiano che ha fatto la storia dell’immagine, non solo di moda. Ma tante ancora sono le letture di grande interesse (quella della giovane artista e regista Caterina Shanta, ad esempio), con in più, una doverosa “memoria” dedicata a Rocco Scotellaro (Tricarico, 19 aprile 1923 – Portici, 15 dicembre 1953) nel centenario della sua nascita.
E allora buona lettura a tutti, e buona Fortuna a noi!
Paolo Emilio Stasi
(Presidente del Circolo La Scaletta e Responsabile dei Quaderni)
“Troveremo sempre risposte parziali che ci lasceranno insoddisfatti e allora continueremo a cercare”
di Edoardo Delle Donne
Al tempo resiste solo quel che si fa col tempo.
Antoni Gaudì (il massimo esponente del modernismo architettonico catalano) da bambino fu spesso costretto a lunghi periodi in casa per malattia. Il suo svago in quei giorni di solitudine era la contemplazione del giardino di casa: galleggiando sulle onde di foglie verde pallido e tra i petali profumati, immaginando d’ essere accerchiato dal cielo, non avrebbe dimenticato mai più l’eterna lezione di bellezza della natura, riproponendola poi in tutte le sue incredibili fantasie architettoniche (come ad esempio il bosco di luce all’interno della Sagrada Familia di Barcellona). Per ricondurre allo splendore, l’artista deve rovesciare i valori costituiti, deve fare del caos che lo circonda il suo ordine, deve seminare fermento e discordia, così che, per uno slancio emotivo, ogni ombra vitale (diversa dalle ombre degli oggetti naturali, perché il tempo umano vi si è accumulato come polvere mai spazzata) possa essere restituita alla vita. Gli artisti non hanno doveri precostituiti, l’apologia del caos equivale all’elogio dell’ordine. L’arte consente di muoversi nello spazio, riportare al cuore e alla coscienza eventi un tempo incomprensibili e, partendo da questo rinnovamento, attribuire loro nuovi significati, trovare bellezza là dove forse non la scorgevamo, ricreare la bellezza, l’umanità. Essa parte da un’esigenza primaria dell’essere umano, trasversale alle culture e ai periodi storici; se l’obiettivo dell’ arte deve essere rendere visibile ciò che non lo è, ecco dunque che l’esito naturale e finale non può che essere andare oltre l’uomo. Sbarazzarsi dell’uomo come di una corteccia e proseguire, seguire quel flusso millenario ma con la peculiarità che, dinnanzi al paradigma della globalizzazione, l’arte si presenti come un luogo di resistenza, resistenza dinnanzi alla dittatura dell’utilitarismo, del mercantilismo. Uno spazio dove insediare l’essere umano nella sua vulnerabilità e anche nella sua potenza. Se autentica e non banale, l’arte si situa sempre nel territorio della ulteriore possibilità, è come una seconda chance rispetto alla realtà. Non si accontenta. Non ha pace (nel tentare di comprimere gli opposti, di sedare gli eccessi, di dare logica all’impossibile), vuole esistere contro le norme statuite. Vuole evadere dalle sensazioni prevedibili e diventare una galassia parallela. Se non fosse così, mai avremmo potuto ammirare le opere di Benvenuto Cellini o Jackson Pollock, leggere Jane Austen o Louis Ferdinand Celine, ascoltare la voce graffiante di Amy Jade Winehouse. Alla fine di tutto, conta solo il segreto più grande: l’anima che torna e che ci rende nascenti, non più mortali. Per sempre.Da ogni lato sale la notte
Non è esatto dire: cala la notte, si dovrebbe invece dire : sale la notte, perché è dalla terra che giunge l’oscurità. Ai piedi del bosco era già notte, in cima era ancora giorno… Il fisico tedesco Werner Karl Heisenberg (uno dei principali artefici della meccanica quantistica) dimostrò matematicamente che l’osservazione ravvicinata disperde e annuvola gli elementi, spazientisce il senso profondo che anima le cose, inducendole a opacizzarsi. La scienza consegue i suoi traguardi, ma vi sono confini oltre i quali il territorio è inesplorato, inesplorabile. L’uomo analitico divora sé stesso e sposta sempre più avanti una torcia che non illumina, se non quella mezza luna di cammino rischiarato che lo asseconda, non rivelandogli null’altro. Nell’apparente confusione del nostro misterioso mondo, gli individui sono così opportunamente adattati a un sistema, e i sistemi adeguati uno all’altro e a un tutto, che mettersi in disparte per un attimo ci espone alla temibile eventualità di perdere il nostro posto per sempre. Eppure Friedrich Hegel (1770-1831) un tempo non troppo lontano, aveva sostenuto che lo spirito doveva frammentarsi e concretarsi nella realtà per farsi consapevolezza che via via si riconosce. La sua Fenomenologia andava per asserzioni e negazioni, verso un assoluto che è risultato, pienezza in movimento, che integra e include ogni contraddizione. E dimora dello Spirito in questo lungo processo, era la coscienza dell’uomo, che può arrivare a comprendere ontologicamente il mondo e sé stesso attraverso stadi progressivi di concettualizzazione, in cui l’ideazione non può che far perno sul linguaggio. E nella sfera della contemplazione sovrasensibile, il mondo spirituale, l’invisibile, non era da qualche parte lontano da noi ma attorno a noi.Tutto ciò che nella vita accettiamo veramente subisce un cambiamento.
“Se solo potessimo cadere come i fiori di ciliegio in primavera così puri, così luminosi” (Okabe, pilota kamikaze pattuglia Shinpu). Il caso è la scintilla, il destino è la fiamma. Scienza, filosofia, psicologia, umanesimo sono, dopo tutto, solo bagliori di candela di fronte al fato (alla sorte, al destino o alla volubile fortuna) con le sue infinite riserve di stranezza, terrore e sublimità. C’è un tempo che ci supera sempre, e l’esistenza ci appartiene solo per una breve prova, come una veloce mano di smalto data al vento.Edizione 9-2023
I Quaderni de La Scaletta sono una pubblicazione on line trimestrale (divisa in rubriche tematiche), dedicata alla storia del Circolo Culturale La Scaletta di Matera (http://www.lascaletta.net/), alle vicende del mondo dell’arte e della cultura in generale (ma con incursioni anche in ambiti diversi come ad esempio la finanza, la storia, l’economia), e a Matera naturalmente, città sospesa sul vuoto dei secoli, dove il nuovo passa e l’eterno resta.
Un progetto a più dimensioni in cui si intrecciano memoria e realtà, disegnando con maestria una scena virtuale che ora è presente ora è ricordo, come un raffinato gioco di incastri dal quale alla fine ad emergere è proprio il profilo di Matera, sul cui sfondo passato e futuro si abbracciano in una danza di pietra.
Dalle pagine dei Quaderni vogliamo offrire a cittadini e viaggiatori un racconto della nostra storia e della nostra città, che si mostri sempre nuovo perché nuovi e diversi sono gli sguardi di coloro che la raccontano.
Fedele a questa idea la rivista è dunque divisa in rubriche: Memorie per esempio, dedicata più nello specifico alle storie de La Scaletta, mentre Lo Sguardo degli altri raccoglie i contributi di importanti personalità non materane che raccontano una loro personale immagine, un’idea, una suggestione della città vista da fuori, da lontano. La Città futura è invece riservata ai protagonisti de La Scaletta Giovani e alla loro visione della città rivolta al futuro. E non mancano diversi angoli visuali: la rubrica Digital storytelling, dedicata ai nuovi linguaggi multimediali, Money influence con interessanti riflessioni sul mondo della Finanza, e ancora Dietro le quinte dove scoprire i segreti degli artisti e dei loro processi creativi e tante altre tutte da scoprire.
Un viaggio a tutto tondo insomma, fatto di memorie e riflessioni dell’oggi, nuovi sguardi e pensieri futuri, voci di dentro e voci di fuori, che dai vicoli suggestivi della città di pietra ci porta alle strade del mondo, e dalle strade del mondo di nuovo alla pietra, custode fedele del passato e vessillo del futuro.
I Quaderni sono un progetto del Circolo culturale La Scaletta
Responsabile: Francesco Di Pede
Ideatore e Curatore: Edoardo Delle Donne
Digital & Social Media: Gabriella Sarra
Design e sviluppo del sito a cura di Giuseppe Vizziello
Il logo dei Quaderni è stato ideato da Francesco Mitarotonda