William Shakespeare pubblicò la commedia “Sogno di una notte di mezza estate” nell’ottobre del 1600. Un testo che “sembra nato da un sorriso tanto è delicato, sottile, aereo”, come ebbe a scrivere Benedetto Croce.
È uno dei testi shakespeariani più assiduamente rappresentati. L’amore, con le sue zone d’ombra e magie conquistate a fatica, è il tema principale e quattro sono gli intrecci che si districano nei cinque atti dove il mondo fantastico e quello amoroso dei romanzi cavallereschi si fondono armoniosamente.
Parte proprio da questo spunto il film dell’argentino Matías Piñero, “Hermia & Helena” (2016) per raccontare, tra i versi shakespeariani, la crescita, l’amore, la ricerca di sé di una giovane donna.
Camila è una regista teatrale trasferitasi da Buenos Aires a New York, con l’intento di portare avanti il suo nuovo progetto, una traduzione spagnola del “Sogno d’una notte di mezza estate” del Bardo dell’Avon. Ben presto la ragazza si scontrerà con la consapevolezza che il lavoro non può compensare la perdita degli amici e del fidanzato che si è lasciata alle spalle.
Una nuova strada pare però profilarsi, quando comincia a ricevere misteriose cartoline da Danièle, una delle inquiline che l’hanno preceduta nell’appartamento in cui risiede. I segreti spingono Camila ad abbandonare gli studi, perdendosi in un labirinto di deviazioni sentimentali e nuovi inizi. Lo scorrere dei flashback sveleranno i segreti del suo passato in una narrazione sapiente e gradevole, scandita da dialoghi mai banali.
Il regista Matías Piñero, mezzo argentino e mezzo newyorkese come la sua protagonista, fece ritorno con questa pellicola al Festival del film di Locarno del 2016, dove era già approdato con La Princesa de Francia, due anni prima nel 2014.
“La tua virtù mi rassicura: non è mai notte quando vedo il tuo volto; perciò ora a me non sembra che sia notte, né che il bosco sia spopolato e solitario, perchè per me tu sei il mondo intero; chi potrà dunque dire che io sono sola se il mondo è qui a guardarmi?” sono le parole appassionate pronunciate da Elena, una delle protagoniste, nella scena I del secondo atto della commedia shakespeariana.
Parole immortali che dal 1600 riecheggiano sino ad oggi ad ispirare giovani autori; a ricordare semplici verità cristallizzate nell’immensa poetica di un genio senza tempo.