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Euro Digitale: Sogno o Tempesta?

Euro Digitale: Sogno o Tempesta? Un dilemma che si può iniziare a raccontare con due dialoghi immaginari, nello stesso giorno, nella stessa città, davanti ad un negozio, prima, ed ad una banca, poi.
Il Sogno: “Buongiorno Signora! Bella quella borsa esposta, col senese motto “Sol Per Difesa Io Pungo”. Buono anche il prezzo. Accettate sia banconote che euro digitali?”; ”Buongiorno! Certo, dal primo gennaio il mio pos accetta gli euro digitali, ma anche le vecchie banconote van bene”. La Tempesta: “Mi scusi, ma perché la banca è chiusa? Son passate le dieci!”; ”Signore, la banca è fallita. Stamani un giornale ha scritto che han problemi, poi la brutta nuova è corsa rapida sui social, ed i correntisti con l’home banking hanno spostato tutto sulla moneta più sicura, l’euro digitale. Si ricorda quel vecchio film di Capra, “la vita è meravigliosa”, con la corsa allo sportello? Ora non è più una corsa fisica, ma digitale!”
E’ pura fantasia, ma può avvicinarci ad un futuro prossimo venturo, avvertendo subito che, quando un euro digitale ci sarà, la Banca centrale europea (BCE) farà in modo che la tempesta non possa realizzarsi.
Ma cosa è l’Euro digitale? Pensate al vostro portafoglio: oggi avete una moneta pubblica, cartacea o metallica – l’euro – ed una o più  monete elettroniche, emesse da imprese private. La moneta pubblica non rende nulla, ma è quella che, se la usate, tutti devono accettare, ed è la più sicura. La moneta privata elettronica può rendere qualcosa, per certi pagamenti è più comoda, ma la banca che la emette, in principio, può fallire. L’euro digitale sarebbe una moneta pubblica, ma elettronica.
Ma quando avremo davvero un euro digitale? Il mese scorso la BCE ha comunicato che il progetto di realizzare un euro digitale prosegue, seguendo una tabella di marcia che prevede sia l’esplorazione degli aspetti operativi, che il progressivo coinvolgimento degli attori politici, economici e sociali. Per comprendere la rilevanza di quello che sta accadendo, occorre partire dal quesito di base: cosa può dare una moneta ad un cittadino dell’Area Euro?
L’analisi economica tradizionale ci dice che una qualunque moneta, dato per scontato che serve come unità di misura per indicare i prezzi di tutti gli altri beni e servizi, può svolgere due funzioni, tra loro intrecciate. Da un lato, detto in termini tecnici, una moneta è efficace se protegge il cittadino dal rischio di essere illiquido: ciascuno di noi deve avere una moneta che gli altri accettano, quando decidiamo di fare una scelta di consumo, o di investimento. Una moneta è efficace se è un mezzo di pagamento accettato. Tornando al primo dialogo immaginario, una nuova moneta è efficace quanto più viene accettata, ad esempio, negli scambi di compravendita. Più è accettata, più è efficace.
Questa proprietà della moneta come efficace mezzo di scambio di solito ci balza agli occhi in quelle situazioni in cui invece la moneta è rifiutata; pensate a chi, essendo all’estero, vede rifiutata la sua moneta nazionale, o chi, entrando in un negozio, pretendesse di pagare con le cosiddette criptovalute.  Il progetto BCE sull’euro digitale si propone esplicitamente di offrire una moneta digitale fruibile da tutti e dovunque, coinvolgendo le banche private nel suo processo di distribuzione. Deve essere uno strumento che aumenta le possibilità di scambio. Allo stesso tempo, però, occorre mettere dei limiti, a partire da quelli di ammontare, per arrivare a quelli di utilizzo, per evitare che la possibilità di ogni cittadino di cambiare moneta privata digitale – quella bancaria – in moneta pubblica digitale – l’euro – possa contribuire a destabilizzare una banca, o peggio a catena il sistema bancario.
Da questo punto di vista, un campanello è già suonato. La prima corsa digitale a ritirare depositi è già avvenuta. Il dodici marzo scorso, negli Stati Uniti, è fallita la Silicon Valley Bank (SVB). Cosa è successo? Nel giro di poche giorni, anzi di poche ore, telegrafici giudizi e sensazioni individuali, amplificate dalle reti digitali, sono diventate un fenomeno collettivo, con relativa emorragia dei depositi della SVB, provocando una crisi aziendale irreversibile. Basta un numero: il nove marzo, in appena dieci ore, depositi per quarantadue miliardi di dollari, pari ad un quarto del risparmio totale depositato nella SVB, sono stati ritirati, grazie ai servizi bancari digitali, da clienti spaventati dalle notizie negative sulla banca, rimbalzate e propagate dalle reti sociali.
Una analisi empirica ha dimostrato che il fallimento della SVB è stato accelerato e causato dall’intreccio perverso tra reti sociali e  accesso ai servizi bancari digitali. Lo studio ha investigato in modo sistematico il ruolo delle reti sociali nel provocare ed accentuare la corsa virtuale allo sportello che ha affossato la SVB. Perciò, la definizione delle modalità di utilizzo di un futuro Euro digitale dovrà evitare che tale moneta possa diventare involontario strumento di fenomeni come quello che ha decretato la fine della SVB.
Tornando alle proprietà di una moneta, da un altro lato, sempre in termini tecnici, una moneta è efficace se è una riserva di valore, cioè mantiene costante nel tempo il potere  del cittadino in termini di capacità di acquisto di beni e servizi, proteggendolo dal rischio di svalutazione. Traduzione: quanto più in un Paese l’inflazione è sotto controllo, tanto più la moneta di quel Paese è una efficace riserva di valore.
La BCE, dal 1999 ad oggi, ha mostrato di saper difendere il  valore dell’Euro: l’inflazione è rimasta bassa, e la fiammata di questi ultimi  tempi dovrebbe spegnersi entro i prossimi due anni.
Ma una moneta può essere anche una riserva di informazioni personali, che vanno tutelate. Proviamo a spiegare perchè. L’analisi tradizionale prima ricordata, per cui la moneta è allo stesso tempo mezzo di scambio e riserva di valore va aggiornata, perché l’evoluzione in corso dell’economia di mercato, in cui gli scambi reali si intrecciano con le reti digitali, ed in generale sociali, ci dice che una moneta è efficace se è anche una riserva di informazione.
Ciascuno di noi, quando utilizza una moneta, racconta qualcosa di se stesso. Prendiamo due esempi opposti: se utilizziamo una banconota, in generale non raccontiamo nulla; se utilizziamo moneta bancaria, da quella più tradizionale, come l’assegno, a quella più moderna, cioè le carte elettroniche, le informazioni che su di noi circolano possono diventare anche molto dettagliate. Perchè tutte queste informazioni?
La ragione è semplice: occorre evitare che lo stesso euro sia speso due volte. Allo stesso tempo, quelle informazioni, quel racconto su di noi, può e deve essere ascoltato solo da chi è autorizzato a farlo. La moneta diventa per così dire, una riserva di riservatezza, e le sue modalità di produzione e disseminazione devono essere pensate per tutelare tale funzione. Il progetto BCE di euro digitale tiene conto anche di questo:  si afferma che la riservatezza viene ritenuta un diritto primario del cittadino europeo, e che il disegno della moneta digitale sarà conforme agli standard più elevati in materia.
Dunque il disegno complessivo dell’euro digitale punta ad offrire una nuova moneta pubblica, che sia complementare alle monete esistenti, dall’euro cartaceo, alle monete elettroniche private. La complementarietà arricchirà le possibilità di scelta. La definizione dei dettagli dovrà garantire che la nuova moneta sia efficace sia per il disegno della politica monetaria che della regolamentazione e vigilanza bancaria.
Poiché il diavolo è sempre nei dettagli, bene fa la BCE a muoversi fin d’ora. Ma c’è un compito anche per i governi e le istituzioni private nazionali: occorre che i programmi di educazione  finanziaria diano rilevanza all’introduzione prossima ventura dell’euro digitale, perché i cittadini, soprattutto i giovani, ne possano apprezzare i vantaggi. L’educazione di oggi è il pilastro della moneta del domani, il sogno da cui siamo partiti. Sta in noi. Quindi che la BCE vada avanti col progetto di euro digitale, ma con prudenza. In parallelo, chi si occupa di educazione finanziaria accenda i fari su questa rivoluzione prossima.  Perché i sogni, parafrasando quel che Prospero dice nella shakespeariana Tempesta, son fatti della stessa essenza di cui noi siam fatti.

Donato Masciandaro
(Prof.re Ordinario di Economia Politica, Università Bocconi-Milano)

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