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uaderni de La Scaletta

Sovente è necessario alla vita, che l’arte intervenga a disciplinarla

#digital storytelling

Autrici d’innovazione: le straordinarie storie delle pioniere dell’informatica

“L’informatica è troppo importante per essere lasciata agli uomini”, così sentenziava la leggendaria Karen Spärck Jones, scienziata britannica che nel 1972, vent’anni prima della nascita del web, aveva creato il sistema di indicizzazione algoritmica che utilizza le parole anziché il codice per la ricerca di dati nella rete, rendendo possibile la creazione degli attuali  motori di ricerca. Oggi, in un mondo in cui risulta che le donne occupate nel  settore tecnologico siano appena il 24%  ( rif. “Gender Gap Report 2022” del World Economic Forum) questa frase più che un  manifesto programmatico disatteso, va invece interpretata come una legittima rivendicazione di una storia, quella dell’Informatica al femminile,  da valorizzare attraverso le tante vicende delle donne che hanno contribuito a scrivere innumerevoli pagine (e codici) d’innovazione, fondamentali per ispirare le ragazze di questo millennio.
È innegabile che nell’immaginario collettivo l’universo informatico (o IT – information technology – per il resto del mondo)  sia oggi sostanzialmente dominato dagli uomini, ma emergono sorprendenti verità approfondendo la storia delle origini dell’Informatica, dove il  codice XX, come i cromosomi del femminile, ha determinato passaggi fondamentali e, soprattutto, gli inizi. L’informatica, infatti,  è nata nell’800 dall’intuizione geniale di una Lady londinese.  La riconosciuta pioniera è Augusta Ada Byron, contessa di Lovelace.  Il suo destino era scritto nell’elica di un DNA in cui la natura geniale e visionaria  ereditata dal padre, il  poeta Lord Byron, si intrecciò con la passione per la matematica trasmessa per linea materna,  dall’aristocratica Anne Isabelle Milbanke che aveva uno straordinario interesse per la scienza e le tecnologie.
Non a caso  assunse la prestigiosa matematica e astronoma scozzese Mary Somerville come tutrice della figlia. A diciott’anni Ada ebbe l’incontro del destino (che non sempre fortunatamente, per una fanciulla è quello sentimentale…)  con il matematico Charles Babbage, che aveva progettato un calcolatore meccanico  e una macchina analitica per eseguire programmi di tabulazione o computazione. L’invenzione illuminò Ada che,  nel 1842, redasse la sua unica pubblicazione per la rivista Scientific Memoirs, nella quale fornì teorie d’assoluta avanguardia sul funzionamento della macchina di Babbage, sviluppando diversi concetti che oggi potremmo definire da “chiaroveggente”, tra cui quello dell’algoritmo informatico. Per  questa sua lungimiranza nel prevedere che un apparecchio potesse andare oltre il mero calcolo numerico, viene oggi considerata la “madre del computer”. A suo nome è intitolato il linguaggio di programmazione Ada, sviluppato negli anni settanta dal Dipartimento della Difesa (Dod) USA e a lei è dedicato il Premio Ada Lovelace della British Computer Society, uno dei massimi riconoscimenti nel campo dell’ICT (ndr. vinto anche dalla succitata Karen  Spärck Jones).
Ufficialmente, però, il capitolo iniziale dell’appassionante sviluppo dell’IT al femminile viene datato negli anni della Seconda Guerra Mondiale, quando moltissime erano le donne reclutate come matematiche e programmatrici. Come è noto l’impulso alle grandi innovazioni dell’umanità  viene sempre dai due poli opposti del divino agire umano:  Afrodite e Ares, ma il Dio della guerra  è sempre il meno pigro.
Un esempio famoso, infatti,  è quello delle Wrens, le donne della marina militare britannica che aiutarono a decrittare i codici dei messaggi nazisti a Bletchley Park. Inoltre, a quei tempi  gli uomini consideravano la costruzione delle macchine ( hardware) più interessante della scrittura dei programmi (software)  ed è per questo che  fu lasciato così tanto spazio alle donne  che “facevano noiosi calcoli  per far comunicare le macchine”.
Anche una delle “Veneri di Hollywood”, l’austriaca Hedy Lamarr (pseudonimo di Hedwig Eva Maria Kiesler), conosciuta come divina star del Cinema degli anni Trenta, ha dato modo al suo grande genio di esprimersi ispirata dallo spirito marziano. Infatti, la Lamarr, dopo brillanti studi in ingegneria, allo scoppio del secondo conflitto bellico mondiale inventò per l’esercito statunitense un sistema di guida a distanza per siluri e un sistema di modulazione per la codifica di informazioni, utilizzati ancora oggi per i sistemi di localizzazione via satellite, come il GPS, precursore del wifi. Non a caso la divina, è considerata la “genitrice” del wireless.
Con la fine della guerra, poi, iniziò una stagione fiorente  per le straordinarie autrici di codici binari e hi tech, tra cui l’informatica Grace Hopper che creò il primo linguaggio di programmazione indipendente dalla macchina (COBOL) e nel 1952 il primo compilatore della storia dell’informatica, capace di superare i limiti e gli errori del linguaggio binario utilizzato fino a quel momento. Si devono al suo talento sia il termine “bug” , che la teorizzazione del “debugging”, con cui ci si riferisce ancora oggi agli errori informatici.
Un’altra delle figure più originali ed interessanti della storia della scienza  fu Suor Mary Kenneth Keller. La geniale religiosa dal 1958 annoverò numerosi primati tra cui quello di essere stata stata la prima donna a lavorare presso l’avveniristico Computer Center dell’Università di Dartmouth, dove fu chiamata per collaborare allo sviluppo del linguaggio di programmazione BASIC e quello di aver conseguito per prima un dottorato in informatica negli USA. Pasionaria della diffusione del computer come  mezzo potente e strategico per la promozione dell’educazione e l’accesso all’informazione, rappresentò anche una figura pionieristica per  le pari opportunità.
La luna, invece, ha illuminato lo straordinario talento informatico dell’americana Margaret Hamilton, la donna che  mandò l’uomo sulla Luna e prima ingegnera del software. Laureata in matematica e filosofia ( combo perfetta per una crescita al famoso MIT)  è stata la  direttrice  del programma che la Nasa ha sviluppato per la missione  Apollo 11 e che ha risolto le complicazioni dell’allunaggio del 1969.
E queste sono solo alcune delle protagoniste dell’Era delle programmatrici, di quelle “computer girls” che fino agli anni ‘70 hanno rappresentato una percentuale consistente del settore IT in cui, dagli anni 80, si è registrata la controtendenza, che oggi ancora si cerca di arginare. Ma qual è stato il passaggio che ha cambiato gli scenari di opportunità nel mondo occidentale ?
La disamina è davvero complessa, qui mi limiterò a suggerire riflessioni per stimolare la curiosità del lettore a googlare per approfondire. Uno dei principali motivi, ad esempio, fu l’avvento e diffusione di massa dei personal computer, che entrarono nelle case ma… sulla scrivania dei maschi. Prima di allora i computer erano rari, destinati ai laboratori di ricerca e grandi aziende, e tutti gli studenti entravano nelle università  sullo stesso piano.
In quel momento, invece,  si ritornò al modello stereotipato dei maschi incoraggiati a giocare con le costruzioni e le femminucce con le… bambole. I pc erano per i maschi che smanettavano con videogames, mentre le sorelline vedevano la TV o andavano al Cinema a vedere come Hollywood creava le icone pregiudiziali del “cervellone nerd” – con  film come Tron, Wargames, La rivincita dei nerds, ecc – veicolando il pregiudiziale modello sessista a livello socio-culturale globale. L’atmosfera poco inclusiva del mondo dell’informatica divenne così una spessa coltre nebbiosa che poche eroine riuscirono a superare, per passione o per caso, sempre per realizzare il sogno di accedere ad una delle dimensioni più creative del “fare umano”… pensate alla rivoluzione del mondo nell’era digitale.
Oggi i tempi stanno cambiando, presto ci saranno nuovi capitoli del futuro scritti non solo dall’Intelligenza artificiale  ma, mi auguro, anche dalle nuove generazioni di “pioniere” dell’hi-tech. Come on girls!

Valentina Scuccimarra
(Docente di semiotica dei linguaggi digitali)
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Hedy Lamarr, pseudonimo di Hedwig Eva Maria Kiesler (Vienna, 9 novembre 1914 – Altamonte Springs, 19 gennaio 2000)

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