Uno dei miei film preferiti, guardato e riguardato talmente tante volte da aver appreso le battute a memoria, è Matrix (The Matrix), un film di fantascienza del 1999; un cyberpunk scritto e diretto dai fratelli Andy e Larry Wachowski. Nel film, il protagonista Neo, vive in una realtà simulata chiamata Matrix, creata da intelligenze artificiali per controllare l’umanità. Un gruppo di ribelli offre a Neo la possibilità di “risvegliarsi” da questo sogno e di vedere la realtà quale realmente è. Questa scelta è simboleggiata da due pillole, una rossa e una blu. Ed è proprio da questo capolavoro del cinema che voglio aprire la mia riflessione sul Sogno. Come possiamo distinguere oggi la realtà dalla rappresentazione?
“Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti vero? E se da un sogno così non dovessi più svegliarti, come potresti distinguere il mondo dei sogni dalla realtà?” (Morpheus)
Il mondo della filosofia e del teatro è popolato da visionari che hanno sfidato la nostra comprensione della realtà. Tra questi, il drammaturgo spagnolo Pedro Calderón de la Barca e il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer hanno offerto profonde riflessioni sul sogno come metafora della realtà, una tematica ancora attuale nell’era della realtà virtuale e della post-verità. “La vita è sogno” di Calderón è un classico del teatro barocco spagnolo del 1600 che esplora la fluidità della realtà attraverso il suo protagonista, il principe Segismundo, un uomo oppresso dal destino e confuso tra i confini di sogno e realtà. Imprigionato dal padre a causa di una profezia, Segismundo viene liberato per un breve periodo, solo per essere di nuovo imprigionato e gli viene fatto credere che la sua breve libertà era un sogno. “Io sogno di esser qui, oppresso da questa prigione e ho sognato che in un altro stato più lusinghiero mi sono visto. Che è la vita? Un delirio. Che è la vita? Un’illusione, un’ombra, una finzione, ed il bene più grande è piccolo; che tutta la vita è sogno ed i sogni, sogni sono.” sussurra Segismundo, indicando che la realtà è transitoria, mutevole e illusoria, proprio come quella di un sogno. Ma anche Schopenhauer, nel suo capolavoro “Il mondo come volontà e rappresentazione”, avanza un’idea simile. Egli sostiene che la realtà è un prodotto della nostra volontà e rappresentazione – una proiezione della nostra mente e non una verità assoluta e indipendente.
Per Schopenhauer, l’intera esistenza è un sogno dominato dalla volontà, una forza irrazionale e cieca che ci spinge a desiderare, a soffrire e a sognare. La realtà, come un sogno, è intrisa di desiderio e dolore, e solo attraverso l’estetica, l’etica e l’ascesi possiamo sperare di risvegliarci da questo sogno. «La vita e i sogni son pagine d’un solo e medesimo libro. La lettura condotta con continuità e coerenza si chiama vita reale. Quando però l’ora consueta della lettura (il gioco) giunge al termine e viene il tempo del riposo, noi spesso continuiamo a sfogliare il libro e ad aprire, senza ordine e continuità, una pagina ora qui ora là»
Nonostante la fluidità della realtà, entrambi gli autori enfatizzano l’importanza del nostro comportamento e delle nostre azioni. Segismundo comprende che, sia nel sogno che nella realtà, ha la responsabilità delle sue azioni. Schopenhauer, pur sottolineando la sofferenza imposta dalla volontà, sostiene che possiamo risvegliarci dal sogno della vita attraverso l’ascesi, l’arte e la compassione.
Il finale de “La vita è sogno” vede Segismundo, proprio come Neo, risvegliarsi dal suo sogno e assumere il suo ruolo di re, promettendo di governare con giustizia e misericordia. Questo risveglio metaforico risuona con il concetto schopenhaueriano di risveglio, che viene raggiunto non attraverso la negazione del desiderio, ma attraverso la sua sublimazione nell’arte, nella compassione e nella rinuncia. In conclusione, Calderón de la Barca, Arthur Schopenhauer e Matrix offrono un’interpretazione provocatoria del sogno come metafora della realtà, suggerendo che la vita, come un sogno, è mutevole, effimera e soggettiva. Questo comporta una responsabilità, una presa di posizione nei confronti della vita e della realtà che non è, come lo è invece oggi, imposta e passiva, ma più consapevole. E, a mio parere, diventa necessario includere un elemento importante che contraddistingue la vita in quanto esperienza: ovvero la Morte.
Se dovessimo vivere inglobando costantemente questa meravigliosa sorella, non vivremmo, come tutti potrebbero falsamente pensare, in modo triste e negativo, ma al contrario saremmo liberi di goderci autenticamente la vita.
La chiave a tutto questo è il “vuoto”, proprio come quando sogniamo di cadere e ci svegliamo di soprassalto. Ecco perché tutti questi grandi autori sottolineano l’importanza del “risveglio” dal sogno della vita. Queste riflessioni sul sogno come metafora della realtà e sul risveglio come metafora dell’illuminazione etica offrono uno sguardo penetrante sulla condizione umana.
Ora la scelta spetta a te…
“Prendi la pillola blu e la storia finisce, ti risvegli nel tuo letto e credi a quello che vuoi. Prendi la pillola rossa e resti nel Paese delle Meraviglie, e ti mostro quanto può essere profonda la tana del coniglio.” (Morpheus)