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uaderni de La Scaletta

Sono le note, come uccelli che si sfiorano, che si inseguono salendo sempre più in alto, sino all’estasi…

Ultime note

Felix Mendelssohn-Bartholdy

“Ein Sommernachtstraum” (Sogno d’una notte di mezza estate) op. 61.

Il musicologo inglese George Grove definì, nel suo saggio “Mendelssohn’s Overture to A Midsummer Night’s Dream” pubblicato sulla rivista The Musical Times (vol. 44, n. 729, Nov, 1903), l’ouverture Ein Sommernachtstraum (Sogno di una notte di mezza estate) op. 21
“…la più grande meraviglia di una precoce maturità che il mondo abbia mai visto in musica, e probabilmente in nessuna arte”.
Felix Mendelssohn-Bartholdy (Amburgo, 3 febbraio 1809 – Lipsia, 4 novembre 1847) la compose nel 1826, ad appena 17 anni, ispirato dalla lettura di A Midsummer Night’s Dream di Shakespeare in una traduzione tedesca curata da August Wilhelm Schlegel con il contributo di Ludwig Tieck. Come ricordato dall’amico di Mendelssohn, Karl Klingemann, l’ouverture: “…fu composta e messa sulla carta nel 1826; parte di quella partitura fu scritta nella bella estate di quell’anno, all’aria aperta nel giardino di Mendelssohn a Berlino, come posso io stesso testimoniare, essendo stato presente”.
Sebbene composta in giovanissima età, è una pagina musicale già estremamente matura dal momento che inaugura un’idea di ouverture da concerto, che anticipa il poema sinfonico. Della maturità di questo lavoro, che fu eseguito dal musicista per la prima volta assiema alla sorella Fanny, in forma privata in una versione per due pianoforti nella residenza berlinese di Mendelssohn e nel febbraio del 1827 a Stettin in Germania, si rese conto lo stesso Felix che lo riprese, senza apporre alcuna modifica, nel 1842.
Nello stesso anno, il Re Federico Guglielmo IV di Prussia, che aveva avuto modo di apprezzare le musiche di scena scritte da Mendelssohn per una rappresentazione dell’Antigone di Sofocle (il 28 ottobre 1841 al palazzo di Potsdam), gli commissionò le musiche di scena per la commedia di Shakespeare che sarebbe stata rappresentata il 14 ottobre 1843 sempre nello stesso palazzo.
Per l’occasione Mendelssohn compose, avvalendosi del materiale tematico della giovanile ouverture, altri 11 brani (non sempre tutti eseguiti in concerto dal momento che spesso vengono omessi la Scena e marcia degli Elfi e il Prologo).
L’ouverture, indubbiamente il passo più celebre (una perfetta sintesi tra la forma-sonata e le suggestioni musicali ispirate dalla commedia), si apre con quattro accordi che non solo alludono al carattere fantastico del testo shakespeariano, ma sembrano evocare un magico chiaro di luna. Nel primo tema , caratterizzato da un etereo e leggero staccato degli archi, paiono materializzarsi i folletti che animano la pièce di Shakespeare, mentre il tema utilizzato per la sezione modulante, sembra ricordare un’aria di Oberon dall’omonima opera di Weber. Costituito da una dolce e romantica melodia affidata ai violini, il secondo tema rappresenta l’elemento amoroso e conduce, infine, al tema della danza bergamasca .
Nello sviluppo, basato fondamentalmente sul primo tema, Mendelssohn introdusse un breve passaggio dei violoncelli che, come testimoniato dal suo amico Schubring, fu ispirato da una cavalcata nel parco di Schönhauser: “Una volta cavalcavo con lui a Pankow e nel parco di Schönhauser, nel periodo in cui era occupato dalla composizione dell’ouverture del Sogno di una notte di mezza estate . Il tempo era bello, e parlavamo sdraiati sul prato all’ombra, quando tutto d’un tratto mi afferrò il braccio e disse ssst!. Una grande folata di vento ci aveva ronzato e ne volle sentire il suono nel momento in cui svaniva. Quando l’ouverture fu completata, egli mi mostrò il passo in cui il violoncello modula da si minore a fa diesis minore, e disse: Ecco, questo è il vento dello Schönhauser  ».
Alla ripresa variata dell’esposizione segue una breve Coda che si conclude con gli accordi iniziali dando all’ouverture una struttura circolare, a simbolo della sua perfezione. Lo Scherzo, che costituisce l’intermezzo tra il primo atto, per il quale Mendelssohn non scrisse alcun brano, e il secondo, descrive gli elfi che si animano nel brillante tema staccato; gli spiriti dell’aria, guidati da Puck, si divertono a volteggiare invisibili e gioiosi.
Il tema dello Scherzo contraddistingue il primo melodramma caratterizzato da passi recitati accompagnati in alcuni punti dall’orchestra, mentre la Marcia degli Elfi, basata su un tema staccato e leggero, introduce l’arrivo di Oberon. All’apertura della seconda scena del secondo atto si colloca la Canzone e coro (Bunte Schlangen), nella quale Titania, regina delle fate, è cullata da queste, mentre l’Intermezzo, posto tra il secondo e il terzo atto, descrive la disperazione di Ernia che, non trovando al suo risveglio accanto a sé l’amato Lisandro, vaga alla sua ricerca. Una grottesca fanfara conclude l’Intermezzo, preparando nel contempo l’ingresso dei commedianti nel terzo atto.
Altamente poetico è l’altro intermezzo, Nocturne, all’interno del quale si distingue uno splendido assolo di corno , raddoppiato dai fagotti, che rappresenta con grande efficacia la notte, nella quale tutti gli amanti sono addormentati nel bosco silenzioso e pieno di mistero, mentre a vegliare è la sola Ernia alla ricerca del suo Lisandro.
Scritta nella forma di rondò, con il rinomato tema che ne costituisce il refrain, la famosissima Marcia nuziale, con la quale si festeggiano i matrimoni celebrati al palazzo ducale, costituisce l’intermezzo tra il quarto e il quinto atto, all’interno del quale si possono ascoltare anche una breve parodia di una marcia funebre e la Danza bergamasca che, caratterizzata da uno dei temi dell’ouverture, accompagna anche la farsa tragica rappresentata dai clown in onore degli sposi.
I temi dell’Ouverture torneranno nel Finale quando Oberon e Titania benedicono, congedandole le felici coppie di sposi.

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James Warren: Felix Mendelssohn,1829

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