Nata da una pianta antichissima, presumibilmente originaria dell’Asia occidentale e dell’Africa settentrionale, la melagrana era un frutto molto conosciuto nell’antichità.
Il suo nome deriva dal latino “malum granatum”, mela dai piccoli semi, nota anche per i numerosi frutteti della favolosa città di Cartagine. Coltivata in molti paesi affacciati sul Mediterraneo per il clima favorevole, si diffuse ben presto in diverse regioni del mondo fino ad arrivare in America, grazie agli Spagnoli, e in Cina.
I chicchi di melagrana sono chiamati arilli. Il loro colore oscilla dal bianco a un intenso rosso rubino e hanno un gusto dolce ma leggermente acidulo.
Storie e leggende
Numerose storie venivano narrate nel passato legate alla nascita di questo prelibato frutto. Le prime risalgono all’età ellenica, in cui la melagrana era considerato il simbolo di fertilità, i cristiani poi ne rivisitarono il significato, ribattezzando il frutto come simbolo di unità e di fede fra popoli e culture diverse, mantenendo però il significato di abbondanza, rappresentato dai semi di melagrana.
Il primo albero a Cipro
Il mito più diffuso e famoso è quello legato alla dea Afrodite, che piantò sull’isola di Cipro il primo albero di melagrana, riconosciuto poi come un simbolo sacro dalla popolazione. In Grecia la tradizione legata alla dea dell’amore e della bellezza, ha conservato per secoli l’importanza del frutto tanto che ancora oggi nei matrimoni vi è l’usanza di rompere una melagrana durante la celebrazione o di regalarla a Capodanno come simbolo di prosperità e fortuna. E ancora è uso piantare nel giardino di due neosposi, un albero di melograno, quale augurio per un matrimonio duraturo e sereno.
E sempre in Grecia quando è acquistata una nuova casa, come primo dono presso l’ iconostasi (altare domestico) della casa si pone una melagrana, simbolo di abbondanza, fertilità e buona fortuna.
Dal sangue di Dioniso al frutto rosso del benessere
Un altro mito greco riguarda invece Dioniso, figlio di Zeus: pare che ancora bambino, venne rapito dai Titani, per volere di Era che, gelosa dei continui tradimenti di Zeus, fece uccidere il fanciullo. Dal sangue dell’innocente che toccò terra nacque il melograno, un arbusto da cui sbocciarono fiori rossi e frutti sferici dal sapore inconfondibile.
Con il tempo i racconti sono divenuti memoria e storie piacevoli da leggere e raccontare, ma ancora oggi il melograno è ritenuto tra l’altro, un frutto di benessere e salute (il primo ad accorgersi delle proprietà “medicamentose” della melagrana fu proprio il medico Ippocrate). Nel curioso trattato Phytognomonica, edito a Napoli nel 1588 e dedicato a definire le proprietà delle piante in base alla loro somiglianza con le diverse parti del corpo umano, il naturalista, filosofo e alchimista Giovambattista della Porta (Vico Equense, 1 novembre 1535 – Napoli, 4 febbraio 1615) consiglia la melagrana a chi soffre di problemi ai denti, considerando la similarità d’aspetto tra il frutto sbucciato e una bocca semiaperta. Naturalmente questo utilizzo non ha nessun riscontro scientifico, anche se il frutto ha molte proprietà medicinali, e ad oggi la moderna medicina ha appurato le sue proprietà antiossidanti, gastroprotettive, cardiovascolari, antimicrobiche e antiossidanti.
La Melagrana nell’arte
La melagrana è un frutto dai molti significati simbolici, nel mondo antico era attributo di Proserpina figlia di Cerere, che ogni primavera rinnovava la vita vegetale sulla terra; da qui l’associazione con il concetto di immortalità. L’albero era inoltre dedicato a Giunone patrona dell’unione delle genti, (come appare nelle medaglie di Mammea: “Juno conservatrix”) In tempi di calamità i romani adoravano la figura demoniaca di Averruncus (dal latino averruncare: rimuovere, allontanare) foggiato a melograna, propizia agli agricoltori e ai cacciatori e talismanica per rimuovere i flagelli delle terre.
Nell’arte cristiana, il frutto in mano al Bambin Gesù, pare simboleggiare la Resurrezione. La melagrana, tenuta in mano dalla Madonna, assume invece il significato di castità in base all’interpretazione del passo del Cantico dei cantici (4, 12-13) che recita: «I tuoi germogli sono un giardino di melagrane, con i frutti più squisiti».
La melagrana, in quanto frutto composto da una scorza esterna che racchiude in sé numerosi chicchi, è divenuta poi metafora della Chiesa, capace di riunire in un’unica fede molti popoli e culture. Nell’arte funeraria del XIX il frutto di quest’albero è spesso inserito nelle ghirlande e nei festoni. La melagrana è anche presente nella decorazione religiosa, soprattutto per gli abiti e paramenti dei sacerdoti per le funzioni religiose, oltre che in scultura e architettura (per esempio sui capitelli medievali). E nel Medioevo, la Vergine Maria era raffigurata con una melagrana fra le mani, come ad esempio la statua di pietra della Madonna della Melagrana del Museo diocesano di Lucera, databile alla seconda metà del XIV secolo.
Anche alcuni dipinti a tema religioso di Sandro Botticelli, Carlo Crivelli e Leonardo da Vinci, riprendono il tema del melograno o del suo frutto (ad esempio la Madonna della melagrana del Botticelli). Nella Madonna Salting di Antonello da Messina (1460-1469, ora alla National Gallery di Londra) è Gesù Bambino a tenere in mano una melagrana, inaugurando una tradizione: il frutto diventa un simbolo anticipatore della passione, che per il colore del suo succo, richiama quello del sangue. Nell’iconografia cristiana diverrà quindi simbolo di martirio, un martirio fecondo come il frutto pieno di semi. E’ un riferimento alla teologia di Cristo Signore glorioso e della sua Ekklesia “corpo mistico” che racchiude in sé il popolo salvato e sparso nel mondo.
E sempre nel libro biblico il Cantico dei Cantici, l’amata è paragonata ad un giardino pieno di alberi di melograno, simbolo dell’amore fecondo e dell’intensa relazione tra l’amato e l’amata, e l’amore potrà essere consumato proprio quando gli alberi saranno fioriti.
Per la Chiesa ortodossa greca, in un giorno importante come la Presentazione di Maria, è tradizione soprattutto in alcune regioni della Grecia, la preparazione della tavola della polysporia, anche nota con l’antico nome di panspermia, con offerte di cibi e frutti della terra fertile, con evidenti richiami pagani a Dioniso.
Nel libro del Corano, il melograno è citato per crescere nel giardino del paradiso, ed è anche menzionato tra le buone cose create da Dio.
Un cenno di araldica…
La Granada dei Mori ha il melograno come simbolo, ed ha dato il nome alla città di Granada in Spagna, e sono diversi gli stemmi e blasoni che se ne sono serviti in passato. Inoltre è il logo ufficiale di molte città della Turchia.