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uaderni de La Scaletta

La verità è spesso più vicina al silenzio che al rumore

Le stanze dell'anima

Peraspina Perapoma

Chi vuole trovarti

Chi vuole trovarti
scenderà verso la valle,
guarderà gli innesti del pero
e l’erba  sotto gli ulivi;
camminerà tra i filari delle vigne,
nel matinone di Ventomare
fino alla valle di Luce
che disorienta chi non la conosce
e prenderà il ciglio calpestato dalle capre
dove l’origano che fiorisce
è solo l’ombra
del tuo pensiero.

Le mani di mio padre

Le mani di mio padre
sembrano murge.
La pelle è pietra serena.
La linea della vita
un’ipogea.
Quella  del cuore
una colata lavica.
Dell’intelligenza
una catena montuosa.
Le  mani di mio padre
sono una crosta terrestre.

Zucchero di canna

Il mio giaciglio
è un ruvido lenzuolo di cotone
ricavato da sacchi di canna da zucchero:
Producto de Cuba
quattro volte replicato
per il numero dei sacchi
che la mamma ha scucito
per fare un lenzuolo.

La mamma dice
che in Svizzera hanno bisogno di te
devono scaricare nelle cisterne di vino acido
quintali di zucchero di canna
per accelerare una fermentazione.

Ah, la Svizzera, terra di zucchero,
panna e cioccolato!

E tu scrivi che in Svizzera
non c’è un foglio di carta per terra
i giardini profumano di lampone e mirtillo,
ma quando il grano matura
nel piano dietro la masseria
profuma di più
la timpa dove canta il grillo.

E tu scrivi che in Svizzera
si cena presto,
l’aria è nemica
ed è più bello respirare
la grazia del legno d’arancio
dove il fiume si raccoglie in un’ansa
e scorre in silenzio
nell’oblio di una filastrocca antica.

Partire di notte

Partire di notte
come quando sai che ti aspetta
una lunga giornata di fatica
in una lontana contrada
e montare sulla corriera
col motore che sbuffa impaziente
quando hai ancora sulle labbra
la saliva di un ultimo bacio
e lasciare che l’alba
illividisca sul tuo volto
mentre indora le spiagge
di Taranto,
e salire sul Crotone-Milano
carico di uomini
che rimpiangono ancora
il tepore delle lenzuola
e attraversando aspre murge
vedersi trascinare
fino ad una costa
che ha l’odore di una casa sconosciuta
dove un paesaggio  estraneo
quasi ti sbeffeggia
mostrando uomini, donne e bambini
che pure vivono insieme,
e fendere una sterminata pianura
che si apre come burro
nella corsa di nebbiosi binari
per accogliere con dissipata amarezza
la cupa visione di grigie montagne
dove una sbarra ti ammonisce
che inizia la tua pena.

Antonio Petrocelli
(Attore e regista)
Ascolta il testo con la voce di Antornio Petrocelli

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