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uaderni de La Scaletta

Come la luce con il vetro, lo spazio sfuma l’orlo delle forme

Architetture fantastiche

Architettura rurale e Novecento

Presentazione del volume di ricerca su “I borghi di Matera nel contesto italiano e internazionale” promosso e patrocinato dal Circolo La Scaletta

(Lo studio sistematizza i risultati di un’indagine finalizzata alla rilettura del processo storico delle numerose esperienze di colonizzazione insediativa rurale del secolo scorso)        

La presente pubblicazione nasce da un’attività di studio e ricerca, condotta dagli Autori tra l’inizio del 2020 e la prima metà del 2022, su incarico del Circolo culturale La Scaletta di Matera con il sostegno e il contributo della Società TotalEnergies.
La ricerca è stata indirizzata da un Comitato Tecnico Scientifico istituito sulla base di un Accordo di Collaborazione stipulato tra il Circolo e il DICEM (Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo) dell’Università della Basilicata. Entrambi gli autori hanno quindi impostato e sviluppato insieme la ricerca e definito contestualmente la struttura della pubblicazione: pur trattandosi di un lavoro a quattro mani, ciascuno ha curato e redatto specifici capitoli, sulla base di un continuo scambio di idee e riflessioni.
Recentemente, il libro ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti a livello locale e nazionale: vincitore dell’ultima edizione del Premio Letterario Basilicata per la Saggistica storica lucana “Tommaso Pedio”, ha ricevuto una segnalazione speciale della Giuria nell’ambito del Premio Letterario “Carlo Levi” 2023.
Il lungo e non semplice lavoro di ricerca, condotto oltretutto con modalità e in un periodo estremamente difficile a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia di Covid-19, si è posto due ambiziose finalità. Da un lato, la rilettura critica del processo storico riferito alle numerose esperienze di colonizzazione insediativa legate all’opera di riforma agraria nel contesto italiano ed europeo nel corso del Novecento. Dall’altro, inquadrare la vicenda dei Borghi rurali di Matera, legati al processo di trasformazione fondiaria della Media Valle del Bradano ed allo sfollamento dei Sassi, rispetto alle coeve casistiche internazionali e attualizzandone i risultati anche in relazione al rilevante patrimonio urbanistico e architettonico esistente, di cui si necessita un profondo ripensamento alla luce di possibili strategie per la tutela, il recupero compatibile e la valorizzazione in quanto esempi di valore storico-testimoniale.

Il volume, edito da Edizioni Magister, è strutturato in due parti distinte ma tra loro interconnesse con continui rimandi alle principali tematiche trattate nella ricerca. Dopo una premessa generale di inquadramento dei temi esposti, l’indagine si articola in due macrosezioni suddivise, a loro volta, in paragrafi e sottoparagrafi specifici. Nella prima, vengono ripercorse le vicende storiche e le esperienze insediative che hanno portato allo sviluppo del binomio città-campagna a cavallo tra il XIX e per tutto l’arco del XX secolo, analizzandone le principali casistiche legate ai progetti di colonizzazione rurale.
La seconda parte è incentrata, invece, sul caso emblematico dei borghi rurali di Matera realizzati negli anni Cinquanta del secolo scorso, di cui si analizzano gli esiti anche alla luce dell’attuale stato di conservazione.
In una sezione conclusiva, infine, sono raccolti brevi contributi di alcuni componenti del Comitato Tecnico Scientifico (in particolare quelli di Michele De Ruggieri, di Francesco Paolo Francione e dei Proff. Antonio Bixio, Ettore Vadini e Piergiuseppe Pontrandolfi) nei quali vengono riportate testimonianze e riflessioni sul tema dei borghi materani e sul possibile futuro di questo rilevante patrimonio insediativo e architettonico rurale della modernità.

La prima parte della ricerca affronta la dicotomia tra ‘urbano’ e ‘rurale’ a partire dalle prime esperienze di stampo utopistico e comunitario di matrice socialista, susseguitesi lungo il corso dell’Ottocento fino al principio del secolo scorso. In quest’ampia cornice temporale di riferimento, vengono ripercorse le principali sperimentazioni su nuovi modelli insediativi riferiti ad aspetti di tipo sociale e produttivistico. Tali questioni sono legate, a loro volta, inscindibilmente alle successive riflessioni teoriche e realizzazioni urbanistiche, soprattutto in ambito anglosassone e nordeuropeo: dai prototipi ideati da Owen, Fourier e Cabet fino all’esperienza paradigmatica delle garden cities britanniche di Howard e alle sue differenti declinazioni in ambito italiano ed internazionale (le città giardino, i villaggi operai tedeschi e le greenbelts town statunitensi realizzate nell’ambito della Tennessee Valley Authority).
Partendo da questi assunti, si è cercato quindi di evidenziare le principali analogie e linee di continuità che intercorrono tra le esperienze delle città giardino italiane e dei coevi nuclei insediativi di fondazione del Ventennio, legati questi ultimi al tema della Bonifica integrale e della colonizzazione rurale in madrepatria e nei possedimenti d’Oltremare, con le successive realizzazioni del secondo dopoguerra in relazione ai temi del disegno urbano e della riscoperta della tradizione vernacolare nel progetto architettonico.
In questa ottica si è fatto particolare riferimento al dibattito sui principali prototipi insediativi proposti – di tipo accentrato con borghi residenziali; di tipo sparso con le case sul podere afferenti ai rispettivi centri di servizio o la soluzione ibrida semi-dispersa, basata sul raggruppamento di singoli manufatti colonici – da adottare in relazione ad una politica di ‘deurbanizzazione’ strettamente collegata alla trasformazione fondiaria ed alla pianificazione a scala territoriale delle strutture insediative e produttive.
Da un lato, vennero progettati nuovi modelli insediativi in grado di rispondere alle rinnovate esigenze di una società rurale in trasformazione; dall’altro, invece, tali esperienze costituirono una fucina per sperimentare approcci integrati al tema dell’abitazione minima attraverso la rielaborazione di elementi, tipologie e tecnologie costruttive mutuati dalla tradizione.
È a partire da tali premesse che si svilupparono i principali interventi nell’ambito della pianificazione dei nuovi borghi e insediamenti rurali realizzati, a metà del secolo scorso, negli otto comprensori italiani in attuazione delle tre Leggi di riforma agraria del 1950.
L’indagine si sofferma, nello specifico, su quelle che sono state le peculiarità che hanno contraddistinto questo periodo di ricostruzione postbellica legato ai progetti di colonizzazione rurale promossi dagli Enti Riforma nei rispettivi comprensori, talvolta in collaborazione con l’UNRRA-CASAS. La ricerca di un lessico moderno, improntato a criteri di funzionalità e, contestualmente, fondato su uno stretto rapporto con la tradizione, costituisce la cifra stilistica presente nella maggior parte delle casistiche insediative di nuova fondazione, in una sorta di equilibrio tra ‘realismo’ e astrazione formale. Un altro aspetto caratterizzante che accomuna i nuovi interventi è costituito dall’importanza riservata al tema progettuale del nucleo centrale dei borghi e dei centri di servizio, con la presenza delle principali attrezzature civili e religiose a conformare l’elemento della piazza quale fulcro dell’insediamento.
Tali approcci progettuali sono stati oggetto di una profonda rilettura ed interpretazione in ambito mediterraneo tra il primo e il secondo Novecento, a partire dalla riscoperta dell’architettura rurale e delle sue specifiche declinazioni nei differenti contesti regionali.
Particolare rilevanza assumono le tre esperienze italiana, spagnola e portoghese rispetto alla rielaborazione di temi ed elementi provenienti dalla tradizione vernacolare, promossa tra il principio degli anni Trenta e il finire degli anni Cinquanta nei rispettivi territori. Rispetto a queste casistiche, sono stati evidenziati alcuni punti di contatto tra i principali protagonisti del dibattito internazionale e le relazioni culturali e professionali intercorse tra gli stessi.
Dopo una trattazione generale delle principali esperienze di colonizzazione rurale susseguitesi nel Mediterraneo e nell’Europa continentale tra il primo e il secondo dopoguerra, è stato sviluppato un focus specifico al confronto con l’esperienza spagnola nell’ambito dei pueblos de colonización realizzati dal regime franchista nell’arco di più di trent’anni. Tale esperienza risulta probabilmente la più interessante ed emblematica alla luce delle analogie e differenze riscontrate con l’esperienza italiana, nonché per la notevole produzione realizzativa presente nelle centinaia di pueblos tutt’ora esistenti.
Da questo confronto è emerso come, a distanza di quasi settant’anni dalla loro costruzione, la maggior parte dei borghi rurali italiani ha perso la propria funzione legata all’opera di riforma agraria, subendo spesso fenomeni di abbandono o incongrue trasformazioni a livello urbanistico ed edilizio che ne hanno in parte alterato e compromesso la fisionomia originaria.
Risultano pertanto necessarie azioni volte ad una preliminare ricognizione e ad un censimento di tale patrimonio insediativo moderno, oggi in parte ancora poco conosciuto, ai fini di un riconoscimento dei principali esempi di valore storico-testimoniale, a partire da specifici criteri storico-critici, per promuovere opportune politiche di tutela, recupero e valorizzazione anche in virtù del crescente interesse da parte delle istituzioni politiche e culturali nella promozione e nel rilancio di questi paesaggi rurali contemporanei.
La seconda parte della ricerca è stata sviluppata con l’obiettivo di evidenziare le ragioni e le modalità attraverso cui l’esperienza materana dei borghi rurali è compresa in una più ampia casistica di pianificazione territoriale e politiche di sviluppo a livello internazionale, partendo da un’indagine sul significato che il progetto del “villaggio agricolo” ha assunto nel contesto geopolitico del secondo dopoguerra e sulle influenze e le azioni messe in campo per individuare metodi e strategie d’intervento.
Lo studio della comunità e dell’agro di Matera, piccolo centro urbano del sud Italia, ha rappresentato un’avanguardia per gli studi sociologici e per un approccio alla ricerca basata sulle collaborazioni interdisciplinari. In quanto realtà agricola, sottosviluppata, con problemi relativi alla questione della terra e allo spostamento di una massa di contadini dal centro città verso le campagne, Matera rappresentava il contesto adatto per analizzare le dinamiche che avrebbero potuto guidare i processi di ricostruzione postbellica in ambito rurale. La soluzione al “problema Matera”, e di tutte le realtà in condizioni analoghe, sarebbe arrivata attraverso la fondazione di villaggi rurali, modelli insediativi grazie ai quali si sarebbe potuto sperimentare il rapporto città-campagna e la relazione tra il mondo contadino e le politiche nazionali finalizzate allo sviluppo socioeconomico delle aree depresse.
Matera oggi è nota come la città dei Sassi perché deve la sua identità ai due storici rioni e al parco archeologico e naturale delle chiese rupestri. L’uomo che ha vissuto questi territori si è reso parte integrante di un sistema evolutivo che ha garantito e potenziato l’identità di questo paesaggio.
Ma dal secondo dopoguerra, e per lunghissimo tempo, nominare Matera equivaleva a rievocarne l’immagine drammatica narrata nel racconto di Carlo Levi. La sua descrizione ha concorso ad accendere i riflettori sulla città, ponendola al centro di interessi internazionali.
Così, da più di 50 anni, storici, sociologi, politici e architetti hanno delineato e attuato progetti-laboratorio con l’intento di provvedere alla tutela e allo sviluppo di questo patrimonio insediativo, che non è solo architettonico o paesaggistico ma è patrimonio di civiltà.
Come preservare i valori identitari della civiltà contadina rupestre e conservarne la memoria? La “Legge speciale per il Risanamento dei Sassi”, promulgata il 17 maggio 1952, ha segnato una prima brusca e irreversibile interruzione della naturale evoluzione del processo insediativo e abitativo che aveva da sempre caratterizzato la città e, in particolar modo, i Rioni Sassi. Com’è stato possibile pensare di separare l’identità di un luogo dalle persone che lo hanno sempre vissuto, compreso, rispettato, magistralmente plasmato e spiritualmente interpretato?
Le sfide che questo piccolo centro urbano del Meridione d’Italia aveva posto erano enormi, poiché non si trattava di spostare masse operaie dalle periferie anonime delle città industrializzate verso le campagne dove sarebbero sorti i nuovi villaggi rurali, ma di sradicare una parte consistente della popolazione da un contesto con cui viveva in simbiosi da secoli.
In poco tempo Matera, da emblema della condizione di sottosviluppo della realtà contadina, si è trasformata in una città moderna, con una nuova forma urbana caratterizzata da un “delicato equilibrio città-campagna”, grazie ai nuovi quartieri sorti sulle colline e ai borghi rurali che hanno legato l’esperienza materana a quella delle garden cities nordeuropee, delle greenbelts americane ed alla teoria del Community Planning.
Quello che oggi ancora non è del tutto chiaro alla maggior parte dei materani e dei visitatori è lo stretto legame che intercorre tra la città e il suo territorio, tra il centro e le periferie. Tra queste ultime rientrano i borghi rurali che, nati per restituire alla tradizione contadina dignità e prospettive, lasciano un interrogativo aperto: hanno vinto la sfida con la modernità?
Lo studio dei borghi rurali di Matera ha lo scopo di evidenziarne l’elemento di originalità nell’esperienza urbanistica e architettonica della città del secondo dopoguerra, mettendo al contempo in luce il fatto che essi oggi rappresentano, per la città e per la comunità tutta, un’opportunità di crescita.
Si è scelto di approfondire l’indagine dei tre borghi rurali di La Martella,  Venusio e del borgo semirurale dei Cappuccini (o Agna), dalla fondazione fino ai giorni nostri, per testimoniare una realtà insediativa rappresentativa di Matera, che, sebbene più recente, non può essere relegata ai margini della storia della città. Questi tre insediamenti dovrebbero riacquistare la loro funzione territoriale in qualità di centri storici o di nuovi distretti urbani da tutelare anche sotto il profilo paesaggistico, proprio perché sono posti lungo le direttrici che saranno certamente interessate da futuri processi di sviluppo e trasformazione urbani e territoriali.

I borghi sono il paesaggio rurale di Matera, il motore dello sviluppo economico e produttivo della città e l’analisi puntuale della loro storia ha stimolato riflessioni su quali siano stati i processi di trasformazione degli insediamenti per valutarne gli esiti attuali, anche in riferimento alle aspettative originarie ed agli investimenti pubblici e privati effettuati nell’arco ormai di quasi settant’anni dalla loro realizzazione. L’identità futura della città di Matera non potrà prescindere da una nuova interpretazione del ruolo che i borghi rurali dovranno assumere nel più ampio contesto territoriale.

Raffaele Pontrandolfi e Adriana Raguso
(Architetti e autori del volume di ricerca)
figura1
Copertina del libro " Architettura rurale e Novecento. I borghi di Matera nel contesto italiano e internazionale" (Edizioni Magister, Matera 2022)
Figura 2
Foto aerea della moshav Kfar Yehezkel (Israele, 1937-1938). Fonte: Z. Kluger. Erez Israel from the air - 1937-38
Figura-3
Vista d’epoca dall’alto del pueblo de colonización La Vereda (Siviglia, 1963). Fonte: Archivio COAM, Servicio Histórico, Fondo Fernández del Amo, Madrid
Figura-4
Vista aerea del borgo La Martella fuori Matera appena realizzato (c.ca 1955). Fonte: Archivio MUV, Matera
Figura 5
Borgo La Martella. Ortofoto recente (2015, a sinistra) e analisi insediativa delle differenti tipologie funzionali e degli spazi di pertinenza pubblici e privati (scala 1.5000). Fonte: elaborazione degli autori

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