Nella mia vita faccio il designer. Disegno ogni cosa… e da cosa nasce cosa. Proprio così, da un progetto ne nasce un altro e se, come pensava Massimo Vignelli, è vero che “Design is one”, sarebbe impossibile fare il designer avendo un approccio limitato alla ripetizione di una sola cosa. Sarebbe impossibile in ogni parte del Mondo ma ancora di più nel nostro magico Paese.
In Italia è piuttosto normale vivere accanto a tanta bellezza. Fin da bambini apriamo gli occhi e ci troviamo davanti a paradisi naturali e architetture armoniche; ad epoche storiche che si alternano in geografie vicine. Ricordiamoci sempre, anche quando la comunicazione sui media viene manovrata e contraffatta, che siamo nel Paese più diverso del Mondo, dove la diversità è la nostra ricchezza. Che siamo sempre stati una lingua di terra nel Mediterraneo, terra mediana tra culture e religioni differenti, terra primatista di biodiversità. Che siamo il risultato di millenni di incroci diversi, che il nostro dna è codificato dai nostri occhi che guardano l’armonia di un’estetica diversa e integrata. Con questi presupposti è più semplice riuscire a fare il designer perché mi sono sempre nutrito di forme , colori e sogno. L’approccio scientifico e tecnico viene così valorizzato da quello creativo, continuamente ispirato: noi progettiamo per le persone! Rileggendo la storia della comunicazione e focalizzando l’attenzione nel periodo più intenso del consumismo dove tu, come me, vieni chiamato “consumatore” in un’accezione passiva del termine, mi rendo conto come il mio mestiere sia stato strumentalizzato per vendere e anche, perché no, per mentire. Per troppi anni è stato tralasciato il valore della persona a favore di una speculazione economica e finanziaria continua.
In questo rapporto persona / azienda (e non più azienda / consumatore) sono state scritte le regole del Dynamic brand (metodologia di Cappelli Identity Design).
Qui inizio a raccontarvi di Cappelli Identity Design, studio fondato nel 2010 attualmente con sede a Roma e Torino.
Il “Dynamic brand” cambia l’architettura della comunicazione e mira a costruire una relazione con le persone attraverso il racconto dell’identità e del suo mutare. Visivamente è espressa dal sistema d’identità composta da colori, forme e caratteri tipografici, il logo viene deresponsabilizzato, può cambiare e funziona al pari di tutti gli altri media. In questo modo tutta la comunicazione sarà coerente ed evitiamo di ricordare una pubblicità ad esempio e non ricordare la marca. Tuttavia, è inevitabile parlare di identità senza menzionare la diversità, elemento che considero reciprocamente costruttivo. La diversità alimenta l’apprendimento, promuove la conoscenza ed è un’arma potente per sopprimere l’omologazione e costruire la nostra vera identità. Questo dialogo si riflette non solo nelle persone ma anche nell’identità di un prodotto o servizio e contribuisce a nutrire la connessione tra l’individuo e il mondo circostante.
Il nostro ultimo libro “Dynamic brand”, edito con Skira, rappresenta un viaggio attraverso storie di vita, design, spazio e tempo e costituisce la metodologia di design per Cappelli Identity Design. Il testo enfatizza la valorizzazione del patrimonio culturale, esplora liberamente le nuove tecnologie e introduce il metodo del Dynamic brand, in una prospettiva in cui i clienti diventano i partner.
Nell’introduzione Betti Marenko, Reader in Design and Techno-Digital Futures, Central Saint Martins, University of the Arts London, definisce il Dynamic brand così: «È una visione di design meravigliosamente potenziante di ciò che è possibile quando si coltivano le persone, non il profitto; gli esseri umani, non come consumatori; le relazioni, non le tendenze». Come sintetizzato brillantemente nella prefazione di Steven Heller, design writer, «Il lavoro che un brand deve fare non è totalmente di fantasia, ma deve avere una componente mistica scritta su una base estetica. Questo libro è fondamentale, è la bibbia del brand di Cappelli Identity Design e il mantra di Emanuele Cappelli, Dynamic brand, stabilisce una forma mentis che è una potente combinazione di realtà e percezione». Resto sempre affascinato dalla bellezza estetica che vedo ogni giorno, una bellezza che si nutre della ricchezza dell’italianità. Abitiamo in una lingua di terra bagnata dal Mediterraneo, dove diverse culture hanno lasciato la loro impronta e segnato un cammino di progresso, un elemento che esploriamo attraverso l’armonia delle tradizioni e progettiamo con identità dinamiche.
Percorrere questo cammino non è sempre facile, ma è un viaggio che ho affrontato con coraggio e determinazione, credendo sempre nei valori della ricerca. Infine, penso che sia importante insistere e resistere, perché il nostro futuro è ricco di infiniti input. Le nostre sedi di Roma e di Torino rappresentano l’approccio internazionale con architetture aperte e spazi condivisi. Così abbiamo cominciato a trattare anche i nostri clienti: come persone. Cerchiamo di instaurare una relazione professionale ma anche umana, dove vengono rispettati i ruoli e le conoscenze. Con i nostri clienti entriamo in profondità: noi progettiamo identità visive con tutta la filosofia che c’è dietro a un logo o a un poster.
Per questo penso che per un designer sia importante viaggiare ed entrare in contatto con ciò che non si conosce, uscire dalla propria zona di comfort. Serve per avere una visione più obiettiva della realtà.
So, we design.