Sono stato invitato dal Circolo Culturale “La Scaletta” a presentare, il primo Giugno, il mio libro “Il Capo dello Stato dalla Monarchia alla Repubblica (1848-2022)”, presso la loro sede in via Sette dolori a Matera
L’ Associazione attraverso l’impegno quasi “sacerdotale” del suo presidente, l’architetto Paolo Emilio Stasi, e del curatore della rivista “Quaderni” dr. Edoardo Delle Donne, giovane storico dell’Arte con una sensibilità di altri tempi, rappresenta uno dei migliori biglietti da visita di una città che nel passato non aveva ancora raggiunto la meritata notorietà, acquisita solo dal 2019, dopo la sua nomina a Capitale europea della cultura.
Tale riconoscimento, ha trasceso in tal modo una dimensione meramente locale
o- a seguire- nazionale, per incastonare in ambito europeo questa perla del Meridione, circondata da paesaggi di straordinaria e suggestiva bellezza, tra montagne, prati, corsi d’acqua e “Sassi”, che ne testimoniano la storia plurimillenaria.
Purtroppo per accedervi, non esistono ancora dei collegamenti ferroviari, ma chi come me arriva da Roma, dopo la tratta della Freccia Rossa che giunge fino a Bari, deve far riferimento ad un collegamento su gomma, che nella parte finale del percorso, consente peraltro di ammirare alla sera fra i tornanti di storiche strade con burroni e vedute mozzafiato, antichi casolari illuminati, che donano la suggestione di un presepe vivente .
Descrivere una città ricca di tesori d’arte e di tradizioni storico – culturali come Matera, avendovi soggiornato solo per una giornata, è un po’ come rivivere il noto aneddoto dell’angioletto che voleva raccogliere il mare con una conchiglia, per dimostrare a Sant’Agostino la limitatezza dell’umano intelletto, innanzi al tentativo del Santo di voler comprendere l’immensità del mistero della Santissima Trinità.
Ventiquattro ore di permanenza, sono soltanto una sorta di “aperitivo culturale”, per ripartire con l’intensa nostalgia che imperiosamente guida il cuore e la ragione a programmare un ritorno meno effimero, per poter più intensamente gustare la realtà appena percepita attraverso la gentilezza, la cordialità accogliente, la schietta semplicità dei bei tempi andati.
A Matera il tempo si è fermato, non come visione regressiva rispetto al frenetico dinamismo di un mondo che sembra in costante affanno, proteso ad un progresso tecnologico cui non corrisponde una speculare ascesa morale. No, a Matera il tempo si è fermato per consentire al viaggiatore di ritrovare se stesso nella quieta contemplazione della natura, come delle numerose opere d’arte. Il viandante che vi transita occasionalmente, se ne innamora con l’intendimento di farvi ritorno al più presto, subito avvolto da una struggente nostalgia che lo motiva a programmare un più lungo e meditato ritorno, onde ritrovare se stesso nel profumo della sobrietà, della lealtà, della solidarietà, del rispetto, dell’accoglienza disinteressata che ne caratterizza gli abitanti.
Chi è in grado di confrontare la frenesia effimera che segna i ritmi delle grandi città, con la spiritualità contemplativa che sprigiona da antiche e suggestive chiese, testimoni di un passato (come un sogno lontano) che continua a parlare al presente, parte da Matera con il desiderio di farvi ritorno, per ritemprarsi attraverso la crociana contemplazione delle res quae sunt spiritus.