Sono sempre stato un “apprendista” della sagace sapienza contadina.
Dal linguaggio popolare ho imparato la saggezza che ammonisce: “chi impara senza operare, vuol raccogliere senza seminare”. Fu questo uno dei corridoi mentali su cui si collocò la lunga marcia operativa del Circolo La Scaletta di Matera, la cui origine non fu il ricalco mimetico di altre e/o lontane esperienze.
“Che ci faccio qui, a Matera?”
Questo fu il principale interrogativo ricorrente che alla fine degli anni ‘50 scuoteva le nostre coscienze, pressate da uno schiaccianoci psicologico stretto tra coloro che celebravano i valori solidaristici espressi dalla umanità fisica (i Sassi) e dalla umanità sociale del luogo (il vicinato) e gli altri che ne maledivano l’esistenza in quanto testimonianza di una miseria abissale.
Con la energia della lungimirante conoscenza, il 7 aprile 1959 fondammo il nostro circolo per affrontare, lucidi e consapevoli, il dilemma inquietante della nostra origine e della nostra natura. Ci interrogammo per sapere se fossimo figli della storia o figli della miseria, ma già dotati di anticorpi contro la scagliata maledizione di essere la vergogna d’Italia. Fu, infatti, la lucidità razionale dell’insegnamento di autorevoli protagonisti della storia meridionale ad iniettarci il salutare vaccino.
Umberto Zanotti Bianco, Adriano Olivetti, Manlio Rossi Doria, Niccolò de Ruggieri, Rocco Mazzarone ed Eustachio Tortorelli, fra i tanti, furono i maestri di un determinante processo conoscitivo diretto a cogliere il millenario vitalismo storico di Matera, che non poteva essere sconfitto dall’infernale disagio di vita degli ultimi cento anni.
Creammo un centro studi per documentare l’eternità della vicenda umana in un luogo correttamente definito biblico nella sua forza e omerico nei suoi colori. L’altopiano murgiano fu il luogo stimolante di tale studio appassionato e caparbio ove offrimmo alla nostra giovinezza la miscela esplosiva di vivere tra natura, cultura, avventura e sogno.
Ogni domenica si usciva a “caccia di grotte” e le esperienze furono talmente vivificanti che da un iniziale limitato manipolo, il gruppo di esplorazione e di ricerca divenne una organica e nutrita squadra di azione. Per raggiungere Murgia Timone bisognava trasformarsi in “capre”.
Da Porta Pistola (contrazione dialettale di porta post-ferulas) si scendeva verso la splendida chiesetta della Madonna di Monteverde, si rasentava lo storico serbatoio idrico della città (lo Jurio), all’epoca contenente acqua pulita, e si iniziava l’ascesa zigzagante del ripido sentiero per raggiungere il margine dell’altopiano dove venivamo salutati dal sorriso materno della Madonna in Trono, la Kyriotissa, illuminante l’abside della chiesa rupestre delle Tre Porte. Poiché eravamo impegnati nella “socializzazione” della cultura, cioè nel garantire la più vasta fruizione del patrimonio culturale, ci rendemmo conto che questa dura e faticosa arrampicata per entrare nella costellazione sacrale delle chiese rupestri di Murgia Timone, doveva trovare un’alternativa plausibile e, come si dice oggi, sostenibile.
La sera del 2 febbraio 1962 il centro studi de La Scaletta propose alla città la creazione dell’itinerario dei presidi rupestri di Murgia Timone, neolitici (il villaggio trincerato) e altomedievali (le nove chiese rupestri). Si presentò l’itinerario di promozione e di fruizione di tali luoghi della cultura attraverso un individuato asse viario collegante gli straordinari monumenti. Ricevuto il consenso della numerosa e autorevole assemblea decidemmo di tradurre le parole in fatti e di progettare la strada panoramica di Murgia Timone, a servizio del proposto itinerario monumentale.
Fu costituito uno staff tecnico composto dai geometri Carlo Scalcione, Michele Tantalo e Giacinto Tamburrino, sorretti dalla esperienza e dalla qualità grafica di Franceschino Montemurro con rilievi fotografici di Michele De Ruggieri e Riccardo Mele.
Molti di noi furono impiegati come “manovali” e canneggiatori per favorire la rilevazione trigonometrica dell’ampio e fratturato terrazzamento murgiano. Poiché le operazioni avvennero perlopiù nei mesi estivi, alcuni di noi ricevettero ferite cutanee dal sole cocente di agosto ed in particolare mio fratello Michele subì scottature vistose e dolorose. Chiusa la parte della rilevazione, si iniziò quella della progettazione dell’asse viario, della messa a punto delle planimetrie esecutive e dei profili altimetrici, delle realizzazioni strutturali (piccoli viadotti, sottopassi per il drenaggio dell’acqua, sifoni, cunette, banchine, aree di sosta, ecc.) e del computo metrico estimativo fissante il costo dell’opera in qualche decina di milioni di lire. La fase finale del progetto fu coordinata, verificata e certificata dal geometra Francesco Passarelli del Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto, professionista esperto nel settore delle opere stradali. Compiuta questa operazione, iniziammo a tessere le fila per individuare il “demiurgo” imprenditoriale o politico che potesse accettare la proposta, rinvenire il finanziamento e realizzare un’opera così amorevolmente confezionata.
Come al solito il missionario apripista di questo “scandalo” giovanile fu Rocco Mazzarone, il quale ci informò che il Ministro Emilio Colombo, colpito da alcuni episodi che avevano visto protagonista nazionale il Circolo La Scaletta, aveva espresso il desiderio di conoscere la caratura propositiva di questi sorprendenti giovani materani.
L’appuntamento fu fissato per le ore 15 nella casa potentina di Emilio Colombo. Oltre a mio fratello Michele e al dott. Rocco Mazzarone, erano presenti Nicola Brunetti, Daniele Cappiello e Franceschino Montemurro. Colombo volle conoscere quale fosse la missione del Circolo, quali gli obiettivi e quali le azioni conseguenti. Dopo aver tracciato i bilanci positivi del lavoro compiuto nel campo della programmazione economica regionale, esponemmo il gratificante studio di documentazione e valorizzazione del patrimonio rupestre territoriale. La tutela e la promozione turistica del proposto itinerario storico-monumentale della Murgia materana ricevette, infine, una particolare descrizione. Colombo si dichiarò interessato alla attuazione di quest’ultimo sorprendente progetto, ma un po’ rassegnato esclamò: “siete i soliti teorici giovani lucani! Come si può tradurre in concretezza questa vostra generosità di studio e di proposta?”.
A tale provocazione, come un improvvisato prestigiatore, dalla mia borsa estrassi il progetto della strada panoramica di Murgia Timone, segnalando all’autorevole interlocutore che eravamo abituati a tradurre le visioni in azioni. Colombo rimase sorpreso, soprattutto quando, aprendo il plico, registrò la presenza inedita delle planimetrie esecutive, della completezza dei profili altimetrici e della puntuale analisi dei prezzi contenuta nel rigore di un computo metrico estimativo. Chiese più volte “ma questa strada si può realizzare?” e Franceschino Montemurro rispose: “ce la siamo sudata nel mese di agosto ed è pronta per essere affidata ad un cantiere”. Emilio Colombo, allora, ruppe gli indugi e chiese di poter trattenere il progetto perché, per la prima volta nella sua esperienza di rappresentante politico della Basilicata, aveva intercettato dall’arcipelago variegato del volontariato lucano un progetto che poteva tradursi in strumento di sviluppo e in fattore di crescita territoriale.
Consegnammo il nostro progetto al Ministro Colombo che ne fece tesoro tanto da affidare la sua realizzazione al Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto dopo aver reperito le risorse necessarie dalla Cassa per il Mezzogiorno. L’intervento fu inserito nei lavori di costruzione della strada Venusio – Torre Spagnola, con diramazione per Cassano Vecchia, come tronco stradale “Murgia Timone” Prog. A. C. 4794-3, ed appaltata sotto la dizione di strada di bonifica n. 39/B, dalla S.S. 7, località Tre Ponti, alla Contrada Timone. L’ente appaltante provvide ad aggiornare, modificando il tracciato nella parte finale, ed appaltò i lavori all’impresa Giuseppe Pizzulli di Matera, fissando in due anni l’esecuzione dei lavori (1967-1968).
Queste risultarono le caratteristiche dell’opera: lunghezza strada Km. 2,472: larghezza strada m. 5; larghezza banchine m. 0,75; manto stradale asfalto; quota partenza S.S. 7 m. 338,93; quota arrivo (piazzale) m. 404,70; dislivello totale m. 65,77. L’opera fu compiuta ed inaugurata nell’anno 1968.
Successivamente, con verbale del 16 ottobre 1973, il Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto, in forza del disposto art. 7 della legge n. 126 del 12 febbraio 1958, consegnò l’opera al Comune di Matera per provvedere alla sua manutenzione e alla sua gestione. Con decreto Ministeriale del 19 novembre 1974 (in G.U. n. 328 del 16/12/1974) la strada di bonifica venne ufficialmente classificata come comunale ed inclusa nell’elenco delle strade del Comune di Matera. Con tale atto la strada panoramica di Murgia Timone, ideata, pensata e progettata dal Circolo La Scaletta di Matera assunse la ufficiale denominazione di Strada Comunale “Murgia Timone”.
Non è il racconto di una ordinaria vicenda paesana, ma la prova della lungimiranza del nostro Circolo di vedere nei rioni Sassi e nel fronteggiante altopiano murgiano un valore di civiltà, una “diversità” universale, che contraddiceva la corrente definizione di questi luoghi strepitosi come “un groviglio pietroso sputato dalla terra”!