Perché l’uomo ha un bisogno estremo di consegnare al futuro tracce della sua esistenza? Sin dagli anni Ottanta del Novecento numerosi studi condotti in ambito psicologico hanno teorizzato e dimostrato che la memoria ha un ruolo determinante nella pianificazione del futuro e nei processi creativi. In sostanza, quando immaginiamo il domani usiamo soprattutto il passato. L’unione indissolubile tra passato e futuro si può ritrovare anche nel delicato equilibrio tra memoria, design e arte, dove conservare e reinterpretare diventano le chiavi per aprire le porte dell’innovazione. Per esplorare il rapporto tra progettazione e memoria, vorrei evidenziare attraverso due esperienze professionali e personali come il passato, se conservato, capito e rivalutato, possa parlare di futuro.
Come prima riflessione ritengo fondamentale sottolineare lo straordinario ruolo degli archivi d’impresa che non solo conservano le tracce del passato, ma che diventano anche uno strumento di identità dinamica. Spesso sono al servizio all’azienda per un aspetto comunicativo, innovativo e formativo e sono un punto di riferimento valoriale importante per lo sviluppo di nuovi prodotti, per la ricerca o per la trasmissione dei processi progettuali e produttivi.
Nella mia esperienza professionale ho avuto modo di sperimentare questo profondo legame tra memoria e design attraverso una lunga collaborazione progettuale con l’Associazione Archivio Storico Olivetti, che dal 1998 svolge un’attività di raccolta, conservazione, studio e valorizzazione dell’eredità documentale riguardante la storia della società e della famiglia Olivetti. Una storia che, naturalmente, si intreccia con Matera.
Le idee di Adriano Olivetti hanno senza dubbio un carattere di universalità conservando intatta la potenzialità di essere riprese e rinnovate nel presente per il futuro. Ispirato da questo concetto, con lo studio Cappelli Identity Design, è nato il progetto della nuova font Olivetti Type Lettera 22 (OT L22) dedicata allo Stile Olivetti e al mood dell’iconica macchina per scrivere Lettera 22.
In occasione dei settant’anni dalla nascita di Lettera 22, proprio a partire da una lunga ricerca sui documenti dell’ Ufficio Caratteri Olivetti, abbiamo ideato e realizzato questo carattere tipografico con l’obiettivo di celebrare il Made in Italy, in un’operazione di heritage marketing. Come risultato del processo di design, il lettering presenta una forma ovoidale composta da lettere compatte in grado di comunicare stabilità, pur mantenendo un importante slancio verso l’alto, ad indicare la componente innovativa tipica dell’azienda Olivetti.
La font OT L22 nella versione Variable, è adatta per tutti i device ed è ingegnerizzata con Open Type Format e Web Open Font Format per essere usata su ogni supporto digitale e stampa. Da un punto di vista tipografico OTL 22 si colloca nella categoria dei caratteri grotteschi e gotici di fine ‘800 che hanno influenzato fin dalla sua nascita lo stile di comunicazione dell’Azienda. Il processo di progettazione della font ha ripercorso il pensiero generale di Giovanni Pintori, partendo dalle radici del grottesco, passando per l’analisi dell’identità tipografica Olivetti e attraversando il funzionalismo del XX secolo.
Il progetto della font, disponibile sul sito dell’Associazione Archivio Storico Olivetti, istituisce un ponte temporale che collega l’innovazione con le linee di design degli anni ’50, con giovani designer che attingono dalla memoria per progettare il domani e contribuire a scrivere una nuova tappa della storia del design.
VIDEO: https://vimeo.com/646853463
Passando ad indagare invece come la memoria possa intervenire nei processi artistici e creativi, vorrei raccontare una ricerca più intima, sviluppata come artista attraverso la serie di sculture astratte “Decostruzioni”. Esse esplorano il rapporto tra il passato, le tracce umane e la possibilità di risemantizzarle generando nuovi significati. Questa ricerca mi ha portato alcuni anni fa a partecipare con Nicolò Taglia, artista e fotografo, al talk artistico Archeologia del Futuro. Nell’evento abbiamo indagato i processi di trasformazione tra passato e futuro e quale memoria rimarrà dell’umanità in un’epoca di dualità tra mondo reale e virtuale.
In quell’occasione ho partecipato esponendo Decostruzione Cinetica I, una scultura cinetica realizzata in collaborazione con l’artista Riccardo Di Stefano, frutto dell’assemblaggio di materiali che portano su di sé i segni del tempo e le tracce d’uso: un cartello stradale in ferro, parti di una macchina da scrivere Lettera 22 (eccola di nuovo!), un motore elettrico, un mulinello da pesca e altri componenti. I materiali hanno così preso nuova vita e nuovi significati attraverso un’operazione di decostruzione e assemblaggio. Quando le persone si avvicinavano, attraverso un sensore, la scultura si muoveva simulando un respiro: passato analogico, fascino meccanico e tecnologia si fondono così nel totem di una civiltà post-urbana diventando reperto dell’archeologia del futuro e simbolo di memoria collettiva.
VIDEO: https://vimeo.com/235205827
Per concludere quando il design, l’arte, la creatività umana abbracciano la memoria come risorsa, diventano veicolo per interpretare il passato e creare il futuro. Emerge così la consapevolezza che la memoria non è solo un archivio statico, ma un dinamico serbatoio di ispirazione che guida l’evoluzione delle creazioni