“Una donna che sogna il suo destino
lo sente come un ciclamino
e rimane eterna ragazza.”
Alda Merini
Il ciclamino appartiene alla famiglia delle primulaceae. Il nome del genere (Cyclamen) deriva dalla parola greca kyklos (cerchio), forse in riferimento alle radici tuberose rotonde. Questo genere di piante era conosciuto fin dall’antichità. Plinio nei suoi scritti lo indica con diversi nomi volgari: “Rapo”, “Tubero” e “Umbilico della terra”. La pianta comprende un gran numero di specie spontanee (alcune sottoposte nel corso degli anni ad ibridazione per essere coltivate), tutte originarie della zona mediterranea. Il ciclamino più comune, che fiorisce nell’intero territorio europeo, è il cyclamen europaeum, di colore rosa chiaro e dall’intensa profumazione e sboccia durante il mese di settembre nelle zone boscose di media altitudine. Nel territorio italiano i ciclamini sono molto diffusi e spuntano spontaneamente, nelle regioni centro meridionali, in tantissimo boschi soprattutto di lecci. E’ dunque assai facile scoprirli e poterli ammirare, ma essendo una specie protetta non possono essere né estirpati e né tanto meno recisi.
Storia e leggende
La pianta del ciclamino è conosciuta sin dai tempi più remoti. Le prime testimonianze scritte sui ciclamini risalgono al IV secolo a.C. . Secondo Platone, già allora questa pianta doveva trovarsi in Persia, nell’odierno Iran. Nel 300 a.c., veniva descritta dal filosofo greco Teofrasto, come una pianta utile ad eccitare l’amore e la sensualità (seguendo le indicazioni al riguardo del suo maestro Aristotele). Plinio il Vecchio, invece, la considerava un amuleto, perché secondo la tradizione del tempo, chiunque lo piantasse, poteva ottenere protezione dai malefici. L’essenza di ciclamino, diede vita nel corso dei secoli a numerose leggende e credenze, che attribuivano al fiore favolosi poteri magici. Veniva piantato intorno alle abitazioni per proteggerle dai malefici, oppure era utilizzato per adornare le camere dei novelli sposi come augurio di fertilità.
A lungo fu considerata la pianta sacra a Ecate, la divinità dell’oltretomba che praticava le arti magiche ed aveva il dono di trasmettere la sua conoscenza e insegnare tutti gli incantesimi. La dea della Magia, degli Incantesimi e degli Spettri, capace di superare i confini tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Ecate, che presiedeva ai sortilegi ed incantesimi d’amore. Invocata con canti e preghiere accompagnati da filtri e pozioni magiche a base di essenza di ciclamino, talismano contro malefici e potente simbolo di vitalità e concepimento. Successivamente però, in età medievale, il ciclamino venne considerato la pianta del diavolo, per evidenziare invece, il fatto che Ecate fosse legata ai riti magici e dunque alla malignità.
Secondo un’altra delle numerose leggende, il re Salomone indossava una bellissima corona decorata con delicati fiori di ciclamino. Quando centinaia di anni dopo, il Primo Tempio fu distrutto e gli Ebrei esiliati in Babilonia, essi portarono con sé la corona reale. Ma i ciclamini, che adornavano la corona, addolorati per la terribile perdita chinarono la testa per il dolore. Ed è per questo motivo che, ancora oggi, i fiori di ciclamino paiono reclinare la testa!
Si racconta poi che i Sultani turchi nel XVI secolo bruciassero per aromatizzare e proteggere le stanze, incenso preparato in parte con fiori di ciclamino (il cui profumo era considerato un portafortuna), oltre al legno di sandalo e all’aloe. Questa preparazione richiedeva giorni per essere completata ed era destinata esclusivamente a bruciare nel meraviglioso palazzo di Topkapi, uno dei palazzi più grandi al mondo, costruito tra il 1460 e il 1478 per ordine del sultano Mehmed II, pochi anni dopo la sua conquista di Costantinopoli. Il palazzo divenne la dimora dei Sultani ottomani per quasi quattro secoli e anche la sede amministrativa ed educativa dello stato.
Il ciclamino nell’arte
Il Ciclamino era, con l’aquilegia, uno dei fiori preferiti da Leonardo Da Vinci (inizio del XVI secolo) che lo disegnava spesso a margine dei suoi manoscritti. I pittori fiamminghi del XVII secolo, dipingevano piante di ciclamino nei prati dove Gesù aveva appena raccolto dei fiori sotto l’occhio vigile degli angeli.
Secondo alcune tradizioni cristiane, il ciclamino era anche un tributo a Maria, poiché sul fiore molte volte apparivano delle macchioline rosse che secondo le credenze del tempo, rappresentavano il dolore della Madonna per la crocifissione del Figlio.
Dopo l’oscurità calata nel XVIII secolo, il ciclamino tornò di moda nel XIX secolo, quando i giardinieri francesi ripresero a coltivarlo a Grenelle, nei pressi di Parigi. Emile Gallé e gli artisti della scuola di Nancy ne fecero così uno dei loro modelli, per stampe e dipinti.
Una pianta utile
Oltre ad essere evocato dai miti e dalle leggende il ciclamino, nello specifico il bulbo, veniva adoperato dai contadini come cono, da riempire di olio tiepido per calmare il mal di orecchio, oppure veniva frantumato per ricavare una fecola utile per l’alimentazione del bestiame. Quest’ultimo utilizzo fece sì che in alcune campagne il ciclamino venisse chiamato pan del terreno o panporcino. Va ricordato, però, che il bulbo del ciclamino è altamente tossico per l’uomo, ( e difatti nel linguaggio dei fiori è considerato anche simbolo della diffidenza, per il veleno che se ne ricava) in quanto ricco di ciclamina, una sostanza velenosa per l’organismo umano ma che risulta innocua per molti animali come ad esempio il maiale (che ne è ghiotto, tanto che la pianta è popolarmente definita appunto anche “panporcino”). Inoltre, se correttamente dosato, poteva essere utilizzato come potente antidoto contro i morsi di serpente. Durante le epidemie di vaiolo del XVII secolo dai bulbi freschi di ciclamino si estraeva un olio che applicato sulla pelle impediva alla malattia di sfigurare la persona ammalata.
Questa specie poi, in tempi moderni, è stata segnalata come una valida purificatrice dell’aria dagli scienziati che, negli anni ’80, effettuarono una serie di studi al riguardo per conto della NASA, l’Agenzia Aerospaziale Americana.
Nel linguaggio dei fiori …
Simbolicamente, proprio a causa dei timori che ha suscitato in passato (per via soprattutto della tossicità della pianta), il ciclamino trasmette messaggi di diffidenza e di scarsa fiducia. Donare un ciclamino significa sottintendere che la persona a cui la si regala non si sta comportando come dovrebbe o che dovrebbe avere più fiducia in se stessa per migliorare.
Secondo altre interpretazioni invece, donare a qualcuno un ciclamino esprime sentimenti sinceri e duraturi. Infatti, grazie al suo tubero che gli permette di resistere in condizioni anche difficili, il ciclamino è il fiore dell’amore profondo e duraturo, ed esprime sincera e dolce tenerezza. E ancora, con i gambi dei suoi fiori, che si piegano elegantemente per condurre il frutto verso il suolo durante l’allegagione (la formazione del frutto…), il ciclamino simboleggia l’amore materno.
Consigli per un incantesimo…
Il ” Cyclamen hederaefolium ” è la specie più associata all’incantesimo d’amore. Si dice che piccole focacce, preparate con il tubero arrostito, facciano innamorare perdutamente chi le mangia (ma pure chi le prepara!), oppure possono anche fare ammalare terribilmente.