android-chrome-512x512

uaderni de La Scaletta

Ovunque ci sono stelle e azzurre profondità

L’altro obiettivo

Il limite della sopportazione delle donne afghane

Nel 2010 ero stata incaricata di realizzare un libro fotografico sugli ospedali afghani finanziati dall’allora Cooperazione Italiana, ora Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Felice di essere di nuovo in Afghanistan e senza grande preparazione su quanto mi avrebbe aspettato, il primo giorno di lavoro mi ritrovai in una bolgia infernale: il “Centro ustioni” del principale ospedale di Herat, pieno di bambini saltati sulle mine e soprattutto donne autoimmolate.
Per un paio di giorni non fui capace di tirare fuori la macchina fotografica dalla borsa e cercai urgentemente la risposta alla grande domanda del fotogiornalismo su qual è il confine nel mostrare la sofferenza altrui. Fino a quando, una donna che stava per morire, non richiamò la mia attenzione con un gesto facendomi capire che voleva essere ritratta. Realizzai che era una ribelle, e che per rifiutare una vita di schiavitù fino al punto di darsi fuoco, bisogna essere radicalmente ribelli. E su quella comprensione, con profondo rispetto, iniziai a lavorare, mettendomi completamente a servizio, offrendo quel po’ che sapevo fare nella speranza che potesse risultare utile a far sapere cosa stava accadendo e raccogliere anche fondi per l’ospedale. Il ritratto di quella donna è pubblicato nel mio libro “Hospital Life in Afghanistan”; certamente questo non è lo spazio in cui mostrarla. La foto che vedete è di un’altra ribelle che penso si sia salvata.
Non ho ancora una risposta definitiva, che va bene in tutte le situazioni, alla domanda sul limite del mostrare la sofferenza. So che dipende molto dal perché e come si fa, e che è importante che lavori sempre dentro di noi.
Le storie delle autoimmolate, sono tutte variazioni della stessa favola crudele del matrimonio precoce e forzato della povera ragazza o bambina vittima di parenti malvagi (soprattutto suocere e mariti, ma anche cognati, padri, fratelli, o zii ) con un unico finale, il gesto più estremo, carico di disperazione e ribellione, di un numero sempre maggiore di donne afghane: il “khod soozi”, suicidio col fuoco. Quasi tutte le pazienti del Centro ustioni che si erano date fuoco, avevano fra i 13 e i 25 anni, e molte erano belle come la donna ritratta di cui preferisco non dire il nome. Secondo il direttore del Centro, il dottor Mohammed Arif Jalali, le cause che spingono le donne a cospargersi di benzina e darsi fuoco sono da attribuire alla povertà (il 90-95%), all’ignoranza, ai matrimoni forzati, alla poligamia e a tutto quel sistema patriarcale appoggiato dai mullah che fa sì che, nonostante la legge afghana all’epoca vietasse il matrimonio prima dei 16 anni, il 60% delle ragazze venivano ancora di fatto vendute anche all’età di nove-dieci anni.

Con il ritorno al potere dei talebani, le donne afghane si ritrovano in una situazione ancora peggiore. Nonostante le promesse sul rispetto dei diritti umani dell’accordo di Doha (il trattato di pace fra i talebani e gli USA del 2020), gli studenti coranici hanno emesso una serie di editti e decreti che le hanno progressivamente e sistematicamente bandite dalla vita pubblica: dal lavoro (tranne poche eccezioni), dagli spazi pubblici, parchi, palestre e piscine, dai programmi televisivi e soprattutto, le uniche al mondo, dall’istruzione secondaria e superiore, e in alcune province da oltre la terza classe della primaria.
Per di più, nemmeno l’Occidente ha mantenuto le sue promesse sugli aiuti e sull’accoglienza, ritirando i finanziamenti che coprivano il 75% della spesa pubblica e il mantenimento del servizio sanitario, e congelando 10 miliardi di soldi afghani nelle sue banche. In Afghanistan ora il 98% della popolazione vive sotto la soglia della povertà e 28,8 milioni (numero che cresce velocemente) cioè 2/3 del totale sono bisognosi di assistenza umanitaria. E, secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, lo scorso anno su più di 270.000 afghani rifugiati nei Paesi confinanti bisognosi di protezione permanente, l’Unione Europea ne ha accolti 271: lo 0,1%!
Gli afghani sono stati abbandonati nelle mani dei talebani, e le donne sono costrette a un apartheid di genere, unico al mondo. Fino a dove arriverà il limite della loro sopportazione? Qual è il nostro limite nel mostrare la loro sofferenza?

 

Laura Salvinelli
(Fotografa)
limite
Autoimmolata. Centro ustioni dell'Ospedale Regionale di Herat in Afghanistan. 2010

Continua a leggere

Walter Bonatti
“Le cose più importanti nella vita delle persone sono i loro sogni e le loro speranze, ciò che hanno realizzato e pure quello che hanno perduto”
Gassman 53
Maria Lucrezia Schiavone
“I nostri sguardi, le nostre parole, restano il confine che di continuo cambia tra le cose andate e quelle che vengono”
Matera, un viaggio oltre lo spazio e il tempo
Massimo Bray
“In ogni viaggio si portano con sé radici d’albero e di fiori e un seme per piantare una speranza che germogli”
Fra i Confini delle Parole: La Letteratura Femminile Classica Giapponese di Murasaki Shikibu
Claudia Zancan
“L’arte che si sottrae al flusso perenne per divenire forma, è ciò che opponiamo alle tentazioni del caos”
Je m’appelle Olympia
Alice Guareschi
“Sovente è necessario alla vita, che l’arte intervenga a disciplinarla”
Back to (Digital) School
Valentina Scuccimarra
“Consegnare il giorno di oggi a quello di domani custodendo la memoria delle tempeste”
Colette nella mia vita (Un’ introduzione al romanzo “Lezioni di nuoto”)
Valentina Fortichiari
“Come un uccello di carta nel petto ad annunciare un sogno che veglia da sempre”
Vita straordinaria di Marco Polo e storia di un’acclamata serie tv (con un disegno originale di Giuseppe G. Stasi)
Edoardo Delle Donne
“In essa è serbata ogni essenza e profumo, il sentore di canto e dolore, di vita e d’amore”
Il ciclamino
Gabriella Sarra
“La semplicità non è un obiettivo nell’arte”
Tensioni
Giorgio Cravero
“Un paese è una frase senza confini”
Il design è un viaggio
Antonella Galli
“Ovunque ci sono stelle e azzurre profondità”
Il limite della sopportazione delle donne afghane
Laura Salvinelli
“Come un’esistenza tutta di madreperla che solamente di luce si nutra, ed eterna duri”
Guardare il cielo, per superare il caos: spunti dalla Gerusalemme liberata.
Cristina Acucella
“Il tempo si misura in parole, in quelle che si dicono e in quelle che non si dicono”
Paul Cézanne
“Vento e terra dialogano in silenzio di incontri e di promesse”
Riflessione sul concetto di confine
Mario Rodriguez
“Non esiste il presente, tutti i percorsi sono memorie o domande”
Noterella sull’effetto Bruxelles
Gianluca Navone
“Ogni essere genera mondi brevi che fuggono verso la libera prigione dell’universo”
I Confini tra Stato, Finanza e Cittadini: Informare, Educare, Ignorare?
Donato Masciandaro
“Perchè gli uomini creano opere d’arte? Per averle a disposizione quando la natura spegne loro la luce”
Denti di drago e cavalli di Frisia Lo statuto del confine nei processi dell’arte contemporanea
Donato Faruolo
“Carezze d’acqua, di vento e di luce. Che importa il tempo, scuro o chiaro…”
I confini dell’immagine e la solitudine del soggetto ( Una riflessione a partire dalle opere di due grandi fotografi: Tina Modotti e Vasco Ascolini )
Carola Allemandi
“Ancora sui rami del futuro, la speranza crede al fiore che avvampa”
Ulisse
Alfred Tennyson
“La memoria è più di un sussurro della polvere…”
Il doppio viaggio oltre confine del telero
Nicola C. Salerno
“La poesia in quanto tale è elemento costitutivo della natura umana”
Dante: dentro e fuori i confini dell’umano
Fjodor Montemurro
“La parola è un luogo, lo spazio che occupa nella realtà per stare al mondo”
La liberal-democrazia e l’arte della separazione: perché la libertà di odiare non è libertà di espressione
Luciano Fasano
“Ogni forma di cultura viene arricchita dalle differenze, attraverso il tempo, attraverso la storia che si racconta”
L’aspro cammino della Donna nello stretto sentiero per la parità
Tito Lucrezio Rizzo
“Immaginazione e connessione hanno reso l’uomo un essere speciale”
Confine: pilastro fondamentale per l’equilibrio psicologico ed emotivo nell’era del denaro e della finanza
Cristofaro Capuano
“È nel cuore dell’istante che si trova l’improbabile”
Victor Salvi, il signore delle arpe
Biagio Russo
“Le parole non sono la fine del pensiero, ma l’inizio di esso”
“Sono le note, come uccelli che si sfiorano, che si inseguono salendo sempre più in alto, sino all’estasi…”
Border Song
Edward von Frauen
Questione Matera, un dossier di cui occuparsi prima che sia tardi
Circolo culturale La Scaletta